Striges: la recensione per Urban Fantasy firmata Roberta De Tomi

Oggi vi propongo la recensione di Striges uscita sul portale Urban Fantasy e firmata dalla giornalista e scrittrice Roberta De Tomi, sempre attenta alle problematiche legate all’essere donna e che ha saputo esaminare il testo con una profonda sensibilità. 

Dante interpreta Nosferatu. Foto di Emanuela ZiniUn romanzo che conferma, ancora una volta, il talento narrativo e la versatilità di Barbara Baraldi.

Tra fantasy e romanzo di formazione, il nuovo lavoro dell’autrice considerata la regina del Nuovo Gotico italiano, ammalia trascinando il lettore nel cuore di eventi sviluppati sul tema dell’amore impossibile, reso in tutta la sua complessità, grazie a uno stile inconfondibile e a un’impeccabile costruzione.

Quando l’antica cultura popolare incontra e s’immette in un contesto contemporaneo, nuovi spiragli si aprono, abbattendo pregiudizi e dimostrando la labilità del confine tra il bene e il male. Accade in Striges, il dark fantasy che riprende e approfondisce tematiche presenti anche nella saga di Scarlett; nel nuovo lavoro la promessa immortale è sancita dai due protagonisti, una strega e un Inquisitore, legati da un sentimento “proibito”, quell’amore impossibile, ma proprio per questo, tanto più “eroico”, che ha visto protagoniste le coppie più celebri della letteratura mondiale. La penna di Barbara Baraldi intesse la tela di un mondo possibile che cattura il lettore in un vortice di emozioni, accresciute dall’evolversi e dal successivo precipitare degli eventi. Al centro di questi, si pone la giovanissima Zoe, che al compimento dei diciassette anni, viene iniziata a un segreto che la riguarda personalmente. E da questo momento per lei inizia un percorso di maturazione e di presa di coscienza, che le fanno capire di essere “speciale”, e non una nerd da ostracizzare perché “diversa”.

Tenere in mano una farfalla, equivale a tenere in mano un sognoDa sempre Zoe è vista con sospetto, a causa degli occhi gialli e del carattere introverso. Isolata da tutti (ma non dall’amica Chloe), la ragazzina, orfana di madre, convive con un padre che in tempi di crisi economica è spesso assente per lavoro. Un giorno la ragazzina, trova e adotta un furetto, Nosferatu e, successivamente, scopre per caso una lettera della madre, che le consente di accedere a inquietanti verità: Zoe scopre di essere una strega, come la donna, morta in tragiche circostanze, e come Sam, la proprietaria del Bloody Mary, che, pur in maniera conflittuale, la accompagna nel percorso di iniziazione magica. A complicare la situazione è l’amore per Sebastian, un bellissimo giovane, che scopre essere un Inquisitore. Il loro legame è in realtà “vecchio di quattrocento anni” e… impossibile, proprio perché appartenenti a diversi schieramente. A questo punto Zoe è costretta a compiere una scelta, in vista di una battaglia che si prospetta sanguinosa…

Il termine striges (al singolare, strix), letteralmente significa animale notturno e indica animali (gufi, barbagianni etc…) che, secondo le antiche tradizioni popolari, incarnano quella saggezza, di cui anche le streghe sono detentrici. Basti pensare che la wicca è una “donna sapiente”, con un’accezione positiva che si riconnette ai culti della Dea, riesumati negli ultimi decenni. Nel corso dei secoli, con l’affermarsi della società patriarcale e con la diffusione del cristianesimo, le antiche concezioni vengono assorbite, al punto che la strega diventa una figura negativa, contrapposta a quella “angelicata” della donna madre-Madonna. Una dicotomia che confluisce nella tradizione fiabesca, con la contrapposizione fata-strega. Nel romanzo di Baraldi, viene riesumato il concetto positivo di questa creatura, ben oltre le schematizzazioni. La strega è la detentrice di un potere immenso, visto con sospetto da coloro che incarnano un’autorità precostruita, ovvero gli inquisitori. Zoe è una predestinata, la cui figura evoca quella di altre streghe celebri.

Dalle sorelle Halliwell della serie cult Charmed, alla Sarah di Connie Furnari (autrice di Stryx), passando per le tre amiche di Eastwitch, sedotte dal diavolo-Jack Nicholson, questa figura è diventata protagonista di molte vicende che hanno appassionato milioni di followers nel mondo. Diverse le sfumature rese: alcune connesse ai più classici e già citati schemi fiabeschi; altre legate al sapere detenuto dalla strega, che proprio per questo, è vista con sospetto. Zoe ha negli occhi la diversità che la porta a essere ostacizzata. Per questo suo connotato i compagni di scuola faticano ad accettarla, atteggiamento che porta la ragazzina a sviluppare una forma d’insicurezza che le impedisce di mostrare le proprie, innegabili qualità. Zoe è un’esclusa, non come la protagonista dell’omonimo romanzo di Pirandello, ma perché diversa, esattamente come quelle donne che l’Inquisizione ha mandato al rogo. Donne scomode, perché hanno conoscenze che rischiano di mettere a repentaglio l’autorità che basa il proprio potere su scritti ufficiali, volti a fidelizzare e omologare la gente, in cui viene innestato il germe del pregiudizio sociale.

Una giovane donna “speciale”, ma che sembra incapace di amare; finché non incontra Sebastian. E allora, pur tra il disappunto di Nosferatu, che si rivela essere il suo famiglio, il cuore si scioglie, abbracciato dall’amore. Zoe impara il significato di qualcosa che aveva sempre guardato con sospetto, ma al contempo, è costretta a fare una scelta. Il legame con Sebastian è antico; Barbara Baraldi richiama la situazione vissuta dalla Luce della saga di Fallen, con un amore reincarnato e impossibile, che può determinare la morte. L’accostamento è lampante, complici anche le affini atmosfere dark; l’autrice italiana però si avvale di una costruzione che attinge fortemente al thriller, oltre che al suo personalissimo stile. D’altro canto, il tema dell’amore “alla Giulietta e Romeo”, viene già sviluppato nei due libri dedicati a Scarlett, sulla scia del tema “angeli e demoni”. Rispetto ai precedenti, Striges rappresenta un ulteriore “passo avanti” per una delle penne più versatili del panorama editoriale italiano e uno dei lavori più affascinanti.

Foto di Ilenia RestaniPersonaggi, ambientazioni, costruzione: i tasselli del gioco narrativo sono incastrati perfettamente, senza mai risultare scontati. Barbara Baraldi dimostra ancora una volta di saper ideare storie strutturate su escalation in cui i colpi di scena sorprendono. Lo stesso discorso vale anche per il finale, che lascia con il fiato sospeso e sorprende (in attesa di un nuovo capitolo delle vicende di Zoe e Sebastian?). Come per altri, anche questo lavoro si arricchisce di un citazionismo prezioso, che attinge a varie discipline artistiche. Un esempio sono i titoli di film noti, quali So cosa hai fatto, Giovani streghe, Fuoco cammina con me. E nella storia si crea il parallelismo con il dramma di Paolo e Francesca, attraverso un procedimento metanarrativo che viene portato in scena dagli stessi Zoe e Sebastian, cui non a caso Barbara Baraldi fa interpretare anche Giangiotto, il marito assassino, evocando in tal modo, la duplicità della figura che è amante, ma anche mortte per Zoe. Come per i due amanti di Rimini, quello tra Zoe e Sebastian è un sentimento complesso, in quanto li mette di fronte a scelte difficili, che li rende autentici eroi.

La prima foto è di Emanuela Zini, mentre la foto che chiude l’articolo è di Ilenia Persefone.

 

Commenti

commenti

Rispondi