SCARLETT di Barbara Baraldi
Mondadori, 2010 – pagg. 319, € 16
recensione di Salvo Zappulla (pubblicata sul blog Letteratitudine)
Scarlett, la protagonista del romanzo, ha sedici anni appena, gli occhi grandi e la purezza nel cuore, non ha ancora dato il suo primo bacio, è timida, insicura, complessata come quasi tutte le ragazze della sua età. Non è particolarmente bella ma piace, ha una sua intima luminosità, una fierezza che la contraddistingue. Ha dovuto ricominciare una nuova vita da quando i suoi hanno deciso di trasferirsi da Cremona a Siena: nuovo istituto scolastico, nuove amicizie, nuovi insegnanti. Le continue liti dei genitori non la agevolano, il fratellino impertinente la innervosisce.
Barbara attorno a lei ha costruito personaggi di grande spessore, veri, dotati di luce propria. C’è l’amica del cuore, lo spasimante non corrisposto, la belloccia della scuola perfida e dispettosa; Ofelia, la ragazza che veste sempre di nero, tanto affascinante quanto misteriosa. Il risultato è un romanzo armonico, gradevolissimo, che si dilata notevolmente con il susseguirsi delle pagine in un coro di voci perfettamente intonate. Un’orchestra di parole cui non è consentito steccare. E poi Mikael, un angelo scaturito dall’inferno, fisico scultoreo e occhi che lasciano senza fiato. Mikael è il brivido, la passione, il fuoco, la dannazione. Scarlett si vedrà catapultata dentro una storia più grande di lei.
BaraldiBarbara Baraldi in questo romanzo (Scarlett, edizioni Mondadori, pagg. 319, € 16.00) si fa interprete delle problematiche adolescenziali, il malessere, gli amori, le inquietudini, il loro status symbol: il pearcing, il tatuaggio, la musica da sballo, tutto ciò che fa figo. E lo fa con profondità di analisi e una scrittura che rifugge dalle forzature, efficace, minuziosa, leggera. Fin qui potrebbe essere una storia “comune”, un romanzo destinato a un pubblico giovane… ma a un certo punto l’autrice va oltre, si incunea nei labirinti del surreale, si addentra nel campo spinoso della metascrittura, un alternarsi di ombre e creature malefiche che ci riportano alle atmosfere cupe di Edgar Allan Poe. Vita e morte si sfidano, intrecciano relazioni. Esseri delle tenebre entrano in contatto con il mondo dei viventi cercando di sottometterli al proprio volere, i rivali di Dio alla ricerca di un loro regno. Maledizioni che riaffiorano dopo secoli e l’istituto scolastico diventa scenario di sangue. L’autrice ha la capacità di assemblare sogni e incubi, aspirazioni e delusioni, alterna momenti di frizzante letteratura e angoscianti capovolgimenti. Ma soprattutto sa bene come inventare storie che fanno accapponare la pelle ai suoi lettori. Esplora gli abissi reconditi della psiche umana, costruisce trame dove la suspence si mantiene sempre tesa. Il lettore si sente incalzato, sente uno spettro che gli alita sul collo, lo segue incessante, gli ruba lo spazio, gli nega i movimenti, lo tiene vigile nel corso della lettura. Un viaggio nelle fitte tenebre, dove i demoni hanno stabilito fissa dimora e spingono per tornare tra i vivi a placare il loro desiderio di sangue. E da sottofondo la musica, il linguaggio universale della musica, l’ebbrezza di potersi crogiolare al ritmo frenetico del rock.