“Misteri, ombre, sussurri. L’Italia ha un cuore oscuro, fatto di pulsioni malsane, rancori inconfessabili, erotismo perverso. Nelle città, nella provincia, si annidano segreti che è molto meglio non svelare.
Qualcosa respira nelle tenebre in questi racconti lunghi di follia e di malvagità, avvincenti come film. Nove storie senza respiro, nove storie per non dormire”
Otto racconti di autori rigorosamente italiani e un saggio sul cinema thrilling nostrano a cavallo degli anni 60,70,80 con un excursus veloce ai prodotti degli ultimi anni, scritto da Stefano Di Marino, curatore della raccolta e a sua volta interessantissimo e versatile autore di romanzi e racconti che spaziano dalla spy-story, al thriller d’azione al fantasy (sua è la serie del “Professionista” e “Vlad” pubblicati nella collana “Segretissimo” e Montecristo per “Il Giallo Mondadori” solo per citarne qualcuno). Più che di un ipotetico e presunto rapporto di similitudine, parlerei piuttosto di un vero e proprio grado di parentela e consanguineità (si, direi proprio che il vincolo di sangue è più attinente) che lega le storie contenute in questo volume ad una stagione molto felice del cinema thrilling di casa nostra identificata dalle opere di Mario Bava, Sergio Martino (regista di “Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave” da cui è stato tratto liberamente il titolo della raccolta), Lucio Fulci e tanti altri, fino al Dario Argento pre-horror. Quei film che visti da ragazzini di tanto in tanto ci facevano letteralmente chiudere gli occhi (di nascosto). Bene, molte di quelle emozioni le ho ritrovate in questi racconti da leggersi preferibilmente in questo periodo, in cui l’inverno raggiunge il suo culmine e in cui le sere paiono essere ancora più buie, più tetre, più oscure che mai e nelle cui tenebre pare proprio che qualcosa si annidi e respiri. Si sta alzando pure un nebbione fittissimo. Non c’è neppure la luna. Non si vede quasi più niente. Che fate ? Mi seguite ?
Un racconto teso, angosciante e angoscioso, nerissimo con un ritmo e una tensione altissimi. Pochi personaggi prigionieri di una storia che via via si tramuta in un incubo dallo sviluppo serrato e incalzante. Impossibile smettere di leggerlo. Ti prende e non ti molla più fino ad uno di quei finali “fastidiosi” che non vorresti mai leggere ma che è un vero e proprio pugno nello stomaco Bravissimo l’autore e bellissimo il racconto (al di là dell’argomento trattato). 5*
Mi spiace. Apprezzo la Salvatori dai tempi di “Più tardi da Amelia”, “Columbus day” “Superman non deve morire” e “Mistero a Castel Rundegg” anche se “La canzone di Jolanda” non mi aveva convinto fino in fondo (ho ancora fermo lì “Sublime anima di donna” che è un mio cruccio in quanto per un motivo o per l’altro non so perchè non l’ho mai letto) e la considero un’ottima scrittrice ma questo racconto non mi ha entusiasmato. Un po’ lento, non decolla mai e arriva ad un finale che mi ha lasciato un po’ così. Non mi ha preso in modo particolare. Pazienza. Il mio giudizio positivo e la mia stima per l’autrice non cambiano. Semplicemente gli applausi li riservo per la prossima volta. 2* / 3*
Qui siamo di fronte ad un autore di razza, completamente a suo agio con una storia che è l’intreccio di diverse altre e che scorre su piani differenti in maniera molto veloce. Magari con meno suspense rispetto ad altri, ma cattura ugualmente bene l’attenzione del lettore e lo spinge a proseguire la lettura senza interruzione. E poi il protagonista, Carlo Medina, di professione “liquidatore” (“Morte accidentale di una lady” e “Milano da morire”), è veramente un personaggio azzeccato e ben riuscito. Bello. 4*
Sicuramente strano e originale. A tratti un po’ onirico. Brava la Teodorani a ricreare una strana atmosfera a volte irreale che, al pari del protagonista maschile, sembra continuamente oscillare tra sogno e realtà, incubo e immaginario, con noi che assistiamo inermi alla sua involuzione (o evoluzione?) verso il proprio inferno personale, tanto che alla fine viene quasi voglia di assolverlo. Qualche bella scena forte per una trama sicuramente diversa da tutte le altre e un po’ “sui generis”. 2* / 3*
Letto per primo in quanto per il 4 febbraio è prevista l’uscita tra i Gialli Mondadori del nuovo romanzo della Baraldi “Bambole pericolose” e devo dire che mi è piaciuto molto. Bella e misteriosa l’ambientazione (per lo più una clinica psichiatrica), personaggi inquietanti, scritto molto bene, a tratti mooooolto “Profondo rosso” e in quanto tale magari non originalissimo ma con parecchia suspense ricreata assai bene, a riprova che anche se la trama (come del resto molti romanzi pubblicati oggigiorno) magari ha qualcosa di già letto, se la scrittura è fluida e il senso del mistero viene mantenuto alto il risultato e il giudizio non possono che essere assolutamente positivi. 4*1/2.
Di sicuro il racconto che fa maggior uso di effetti speciali più a ”buon mercato” (detto nella maniera più oggettiva possibile senza per forza dare alcun significato negativo alla cosa – esempio la “notte buia e tempestosa”). Devo dire però che la “Grande Rivelazione” finale (che è quella che si scopre aver messo in moto originariamente tutta la faccenda) è un po’ troppo forzata anche per questo genere di storie. Sicuramente è scritto bene, però ho trovato la vicenda che sta alla base troppo complessa per essere narrata in un racconto piuttosto breve e tale da lasciarmi qualche buco vuoto non spiegato. Certamente di buono c’è l’atmosfera che la scrittrice riesce a creare sia dal punto di vista dell’ambiente che dei personaggi e in modo particolare la principale figura femminile che sarebbe molto interessante rivedere protagonista di una storia più lunga. 3*
Il mio primissimo incontro con questo scrittore. Ero molto curioso. L’inizio mi ha dato un po’ fastidio. Frasi brevissime, secche con una punteggiatura ripetitiva allo spasimo. Passate queste prime 2-3 pagine introduttive, scritte in questa forma probabilmente per consentirci di farci vivere il più possibile in presa diretta il primo omicidio, la lettura diventa decisamente più fluida e il racconto direi decolla assai bene. Personalmente sono rimasto un po’ spiazzato dai numerosi personaggi che continuano a saltare fuori dal passato, ma la trama si svela piano piano, mantenendo ottimi livelli di suspense e anche lo stile di scrittura, intervallando il succedersi degli eventi, con il racconto da parte dell’investigatrice ad un interlocutore che si svela all’ultimo, mi è piaciuto molto. Anche questo magari non originalissimo ma vale assolutamente quanto detto per la Baraldi. E poi la battuta finale…..ahhhh la battuta finale…..da “C’era una volta in America” per me è “LA BATTUTA” per eccellenza della storia del cinema. 4*
Visto i trascorsi (e gli “attuali”) in campo horror dell’autore mi piacerebbe poter dire che ero io che “l’aspettavo al varco” curioso di leggere il suo parto in chiave “thrilling”. In realtà fin dalle primissime pagine è lui che mi è letteralmente saltato alla giugulare con una storia che definire la più “cinematografica” di tutte è fin troppo scontato e banale in quanto è sicuramente quella che rende maggior esplicito omaggio alle pellicole (alle migliori pellicole) del miglior periodo del thrilling all’italiana (e non solo). Veramente teso, inquietante e violento al punto giusto, con una elevata dose di brutalità garantita dalla presenza di una pletora di perversi assassini. Perché non ce n’è mai uno solo in giro. Soprattutto, non finiscono mai. Perché “loro” sono una “stirpe”. 5*
Naturalmente il giudizio è soggettivo. Al di là del fatto che i racconti mi possano essere piaciuti tanto o poco, quello che è certo è che, in generale, ci troviamo di fronte ad una eccellente raccolta caratterizzata da una qualità narrativa sicuramente molto elevata e che mi sento di consigliare assolutamente a tutti i lettori in cerca di emozioni forti (ma molto forti). Il livello è tale che sono sicuro che ognuno di voi riceverà altre sensazioni e stilerà una propria classifica personale che potrà divergere, e di molto, dalla mia. Meglio e giusto così. Perché, credetemi, ogni racconto proposto in questo volume è meritevole di un’analisi e un giudizio da parte di una pluralità di lettori.
Io vi ho condotti fin qui. Adesso continuate voi da soli.
Vi lascio, spero alla lettura, con un monito. Leggete questo libro non dico in compagnia (non si sa mai) ma certamente con tutte le luci di casa accese. Ma se dovesse andare via l’elettricità, cominciate a preoccuparvi seriamente……….perché non è solo Argento ciò che brilla nell’”italian giallo”.
Articolo di Allanon
Dettagli del libro
- AA.VV. – IL MIO VIZIO E’ UNA STANZA CHIUSA
- Curatore Stefano Di Marino
- Supergiallo Mondadori “Inverno Giallo 2009”
- Pubblicato in edicola nel corso del mese di novembre 2009
- Arnoldo Mondadori Editore
- Pagine 363
- Prezzo euro 5,50
Link all’articolo: http://corpifreddi.blogspot.com/2010/02/aavv-il-mio-vizio-e-una-stanza-chiusa.html