Sailor Blucher: E’ stato bellissimo perdersi in questo romanzo, l’ho letto in pochissimo tempo.
Sopra ogni cosa ho apprezzato il rivelarsi dell’apparente mostro Marcello nel “buono” della situazione.
Un po’ come la rivincita del perdente e la disfatta del borghese.
E poi le emozioni di Giada, così umane e dolorose. Quasi un programma mentale di antisopravvivenza eppur di forte attaccamento alla vita.
Insomma, grazie davvero.
Fabrizio: ho finito di leggere Lullaby e mi ha lasciato una sensazione stranissima alla fine!!!!!!
Devo dire che sei andata giù pesante!!!!! Non tanto come macabro ma come conoscenza ed utilizzo della realtà provinciale e di tutti i suoi vizi, a servizio di un racconto gotico.
Io che ho sempre vissuto in un piccolo paese ho ritrovato molte cose (non positive), delle nostre realtà.
Ci sono libri oppure film che una volta che li ho visti e finiti, mi fanno pensare e pensare anche molto tempo dopo; che a distanza di anni mi ricordo e ci penso: questo è uno di quelli. Rispetto agli altri tuoi libri che ho letto, in questo c’è meno tensione e meno azione durante la maggior parte del libro, però non so perchè, si respira un’atmosfera cupa e malsana da subito; anche dai primi capitoli dove non si intuiscono probabili tragedie. Ti dico anche che fino alla Balaclava finale non riesco ad intuire che cosa e chi possa essere implicato nei crimini, poi mi fermo qua dicendoti che è un bellissimo libro, originale, alternativo, ma da sconsigliare alle persone troppo emotive…..
Fabio: In questo we pasquale ho iniziato e finto Lullaby, che dire…
e’ stato come camminare in luoghi conosciuti, respirare l’ aria della campagna emiliana, indipendentemente dalle rare incursioni dialettali nei dialoghi tra i protagonisti.
Quando si scrive è quasi come quando si sogna, ogni personaggio siamo noi che stiamo sognando, l’ unica differenza e che quando scriviamo solo una parte di noi viene ereditata da ogni protagonista, e così il gioco è stato cercare come e tra quali delle tue creature tu avessi disseminato parti di te.
Partiamo dal dal più facile: Marcello, in lui hai racchiuso il tuo lavoro di scrittrice, le tue ambizioni professionali.. il fatto che siano regolarmente frustrate è solo pura scaramanzia 🙂
Luana è l’ ideale dell’ adolescente perfetta e rappresenta ciò che credo ogni donna almeno una volta a sognato di essere, non a caso anche Marcello ha Walker, che in fondo è il corrispettivo maschile di Luana. E non è un caso l’ omonimia con la pornostar quasi un avvertimento di ciò che che sta al di là del confine per chi dimentica che i risultati si ottengono solo con il lavoro e l’amore per ciò che si fa.
Dei confini non si preoccupa Giada, li attraversa numerose volte in ogni direzione per tutto il romanzo e a volte viene da chiedersi se non siano due personaggi differenti. Lei è ciò che ti permette di scrivere, la ribellione alla realtà, la capacità di modellarla nella forma che serve per impedire a chi legge di smettere di voltare pagina.
E la mamma malata? Bhe lei è la coscienza di ognuno, che ci tira per la manica, ci disturba, non ci lascia fare quello che vogliamo quando vogliamo indipendentemente dal fatto che sia giusto o sbagliato (quando indietro non si torna, quando l’ hai capito che la vita non è giusta come la volevi te).
E poi The Cure, Vasco, la Nannini (eh sì…. 🙂 ) un balzo indietro in pieni anni 80 come non sentirmi a mio agio?
Stefano: Cara Barbara, ho terminato proprio ieri di leggere il tuo romanzo..un percorso di follia a tinte dark; una ninna nanna di orrore e morte ove si ha perfino il tempo di dare retta ai mai sopiti sussulti d’amore dei protagonisti.
Il sentiero esistenziale talvolta ci lascia nuotare in un lungo torrente emotivo permeato di tetra solitudine..c’è qualcosa di peggiore della morte..l’isolamento umano; il riscoprirsi soli in un barattolo vitale pieno 🙂
Nono ti annoio oltre con le mie considerazioni letterarie-esistenziali..
Ottimo romanzo cara Barbara..continua così.