È uscito il n.2 della rivista Touch (Coniglio editore) con una mia intervista, realizzata da Sergio Gilles Lacavalla. Un estratto:
Barbara Baraldi ha paura del buio. «Non ho mai smesso di aver paura del buio», confessa. «Parlo del buio dell’anima, della noia, dei malesseri nati nelle società del consumo». Eppure, davanti a quel buio, ogni volta spalanca i suoi grandi occhi azzurri per guardare cosa si cela in esso. Nelle tenebre si nasconde l’orrore della mente umana e la sua sensuale bellezza che Barbara Baraldi illumina con una splendente scrittura per «esplorare il lato oscuro della quotidianità». Quando «le ombre custodiscono verità nascoste e inaspettate». Una dietro l’altra, queste verità sono così svelate in un esemplare percorso letterario iniziato con La ragazza dalle ali di serpente (Zoe) e giunto ora a Scarlett (Mondadori). In mezzo, un avvincente viaggio attraverso stazioni chiamate La collezionista di sogni infranti (PerdisaPop), La bambola dagli occhi di cristallo (Il Giallo Mondadori), Il giardino dei bambini perduti (Il Giallo Mondadori), La casa di Amelia (PerdisaPop), Bambole pericolose (Il Giallo Mondadori) e Lullaby – La ninna nanna della morte (Castelvecchi), che lei descrive come «una ninna nanna da cui è impossibile liberarsi». Le sue storie sono amanti seducenti che non lasciano scampo.
“Il fuoco brucia. Lascialo perdere”, scrivi in “Scarlett”. In tutta la tua produzione letteraria c’è sempre un fuoco che brucia, ma nessuno dei tuoi personaggi riesce mai a lasciarlo perdere: l’impossibilità di resistere alla tentazione. Quanto la tentazione è una pulsione erotica nei confronti del mistero delle vite (e delle morti) e quanto invece è la necessità di risolvere il mistero?
In tante fiabe c’è una porta chiusa, quella che non si dovrebbe aprire, quella che custodisce un terribile o meraviglioso segreto. Come c’è un muro invalicabile, una stanza segreta o un mondo delle meraviglie. Esiste anche una chiave per aprire quella porta segreta, un percorso per accedere al mondo delle meraviglie. E in ogni fiaba, nel bene o nel male, c’è un prezzo da pagare. Penso che quel prezzo sia la conoscenza. I mie personaggi scelgono di abbracciare il fuoco che brucia, perché è vita. E ogni giorno, a dispetto delle loro paure dicono: sì, lo voglio. E sposano la vita che è sempre mistero [Continua su Touch n. 2 – settembre/ottobre 2010]