Sul periodico L’indicatore mirandolese di agosto 2010 è uscita un’articolo di Roberta De Tomi con una mia intervista:
La regina italiana del «gotico» si racconta all’Indicatore
Romanzi in cui anche la Bassa confluisce con le sue peculiarità. Barbara Baraldi, considerata la regina del genere gotico italiano, è già al lavoro sul seguito di Scarlett, ultima fatica letteraria edita da Mondadori. Malgrado il successo, Barbara non dimentica le sue radici e, anzi, non intende lasciare il paese dove ha iniziato a muovere i primi passi nella scrittura, partendo dalle storie che raccontava ai tre fratellini.
Barbara, attraverso quali canali hai iniziato a farti conoscere?
Attraverso i concorsi letterari. Nel 2007 ho preso parte al Gran Giallo, dove c’erano Carlo Lucarelli, Valerio Massimo Manfredi e Andrea Pinketts. Quest’ultimo soprattutto mi ha dato la più grande soddisfazione, rilevando il tratto distintivo dei miei racconti: la psicologia molto forte dei personaggi, che consente l’identificazione del lettore con gli stessi.
Poi è arrivata la pubblicazione per Giallo Mondadori…
L’editor della Mondadori che aveva in mano il mio racconto, mi ha chiesto se avevo un romanzo da pubblicare. E così è uscita La bambola dagli occhi di cristallo, che è anche uscito di recente in Inghilterra.
Come hai gestito questi tuoi successi?
All’inizio non ho detto niente a nessuno. La scrittura è qualcosa di molto intimo e quando ho vinto i concorsi, volevo che restasse tale. Poi le cose sono cambiate. Quando ho fatto la prima presentazione con Luigi Bernardi, curatore della saga di Amelia, lui, che mi vedeva timida, è rimasto stupito, per come mi sono approcciata al pubblico. Questo perché avevo molte cose da dire e il desiderio di esprimerle ha superato la timidezza.
Come intendi il concetto di paura?
La paura è quello che può accadere a ognuno di noi nella quotidianità. Alcuni giorni fa la Bbc è venuta a intervistarmi, nell’ambito di un documentario in cui si parla anche di altri autori italiani, tra cui Carlotto e Camilleri. All’estero hanno un’idea edulcorata dell’Italia, rappresentata attraverso i soliti stereotipi. Questo quando vi è una situazione ben diversa e più importante. Realtà che voglio far emergere nei miei libri.
Scarlett è un urban fantasy che si discosta dal filone che hai fino a questo momento sviluppato. Come sei arrivata alla sua realizzazione?
In effetti volevo effettivamente scrivere questo lavoro, che tratta dell’amore impossibile tra un essere umano e uno non umano. Si parla dell’amore e dei suoi demoni, ma anche di tutti i problemi che investono i personaggi. Ma la cosa curiosa è che gli elementi fantastici e quelli reali sono fusi in una maniera tale per cui, ad esempio, diversi ragazzini che hanno letto il romanzo, mi hanno mandato e-mail per avere informazioni sull’istituto San Carlo, che di fatto non esiste.
C’è un tuo libro a cui sei particolarmente affezionata?
Tutti i libri che ho scritto hanno una loro importanza, perché ciascuno rappresenta una tappa del mio percorso.
Barbara come ha influenzato la Bassa la tua scrittura?
La nostra zona è vista come tranquilla. In realtà essa cela tante persone creative, con idee grandi, nei diversi ambiti artistici. È un territorio apparentemente tranquillo, che cela tante anime inquiete. Quando ero bambina abitavo nell’ultima casa del paese. Ero circondata dal silenzio della campagna e ogni rumore era come una pugnalata che scatenava la mia fantasia. D’altro canto le estati afose e gli inverni nebbiosi sono “entrati nella mia scrittura”. E io adoro parlare del mio territorio.
Consigli ai giovani scrittori di parlare del loro territorio?
In qualità di presidente della giuria del concorso letterario “Molise in giallo”, mi sono trovata a leggere lavori in cui l’ambientazione era sì molisana, ma soprattutto americana, con un effetto finto. Agli scrittori giovani consiglio di ispirarsi al loro territorio. E di iniziare a farsi conoscere attraverso i concorsi letterari.
Roberta De Tomi