È questo l’elaborato vincitore nella sezione ragazzi al premio Valtenesi. Alice Vetturi, l’autrice, incontra Ofelia, una delle protagoniste di «Scarlett». La scrittura di Alice mi ha accompagnato dolcemente alla scoperta di nuovi aspetti del personaggio; sono rimasta affascinata dalla sua capacità di seguire l’atmosfera di «Scarlett» mantenendo la sua voce e una forte personalità. Ho pensato di condividere questa grande emozione con voi.
Ero sotto il portico della mia casa in montagna. L’aria fresca mi accarezzava il volto, di fronte a me il cielo infuocato sembrava dipinto su una tela immensa. Quando sono in montagna, adoro sedermi sotto il portico a leggere; è come se entrassi in un mondo tutto mio dal quale mi è poi difficile uscire.
Chiusi il libro guardando un’ultima volta la luna rossa sulla copertina, rossa come il cielo davanti a me che ama cambiarsi d’abito in continuazione; forse è per questo che mi affascina così tanto… a volte così grigio, merlettato di nuvole, a volte rosso scarlatto, come il fuoco… Non mi stancherò mai di guardarlo!
Ad un tratto sentii una melodia argentea provenire dal bosco vicino a casa, erano le note di un violino suonato da mani leggere e delicate.
Incuriosita, mi alzai, il libro stretto tra le mani e andai in direzione della musica.
Non so spiegarmi perché avessi preso il libro con me, forse perché mi dava sicurezza, forse perché non ero ancora pronta ad abbandonare Scarlett, Mikael e il loro amore; fatto sta che, appena mi trovai faccia a faccia con la ragazza che stava suonando il violino, trasalii, facendo cadere il libro, che atterrò sul tappeto di foglie secche con un tonfo soffocato.
Dietro allo strumento una ragazza, la più bella che avessi mai visto: profondi occhi viola, gli stessi riflessi violacei si riflettevano sui capelli; mi era stranamente familiare.
Da un orecchio le pendeva un orecchino con un’ametista che mandava strani bagliori; era vestita con una camicetta nera, una gonna di tulle, calze strappate e anfibi pesanti dello stesso colore. Non era la sua bellezza ad incantarmi ma la sua musica, mi arrivava come fossero dolci parole sussurrate all’ orecchio, facendomi stare in pace col mondo intero.
Ero così presa dalla melodia che quando la ragazza ebbe finito la canzone ci volle un attimo per riprendermi.
Appoggiò il violino a terra e venne verso di me. Eravamo a pochi passi di distanza, quando trovai il coraggio di parlarle.
–Ofelia?– chiesi, con il cuore in gola. Sapevo che era impossibile ma sembrava proprio lei, la ragazza semi-demone, descritta nel libro che avevo appena letto.
Lei annuì, –Ti stavo aspettando, Alice.– disse. Mi chiesi come facesse a sapere il mio nome e lei me lo spiegò, anche se ero sicura di averlo soltanto pensato.
–Leggendo questo libro hai lasciato un frammento della tua anima tra le pagine. Non ti devi preoccupare.– aggiunse vedendo il mio sguardo spaventato.
–Devi sapere che questo è un libro molto antico– proseguì, –che risale a quando la terra era governata da…
–Sciamani e saggi sacerdoti– conclusi, –L’ho letto nel libro– le spiegai.
Non riuscivo a reggere il suo sguardo, quasi fosse una cosa non permessa agli umani, perciò mi fissavo la punta delle scarpe ed ogni volta che provavo ad alzare gli occhi, la pesantezza dei suoi mi costringeva ad abbassarli.
“Non mi sembra tanto antico” pensai, –Perché è magico– mi spiegò Ofelia e ancora una volta mi stupii del fatto che io stavo solo pensando quelle cose e lei, leggendomi nel pensiero, dava prontamente spiegazione ai miei dubbi.
–È un libro davvero prezioso, Alice, perché ci permette di limitare l’accesso a questo mondo ai demoni.– Alice, il mio nome sembrava capitato lì per caso, come me d’altronde: mi trovavo in una radura incantata con una ragazza di una bellezza non umana, a parlare di cose che avrebbero potuto sconvolgere la vita sulla Terra.
–Prima però, io, gli altri semi-demoni e i Guardiani, riuscivamo a controllare quel piccolo passaggio che permetteva ai demoni di uscire, ora, a causa dell’odio degli umani, non è quasi più possibile.–
La tranquillità con cui parlava era inquietante, come fossero discorsi normali, io invece ero terrorizzata, mi tremavano le ginocchia e a stento mi reggevo in piedi, avevo freddo e caldo allo stesso tempo, mi sentivo fuori luogo.
–C’è un modo per evitare tutto questo?– chiesi.
–Un modo ci sarebbe…– rispose Ofelia.
Mentre parlava non mi staccava gli occhi di dosso. Li sentivo scrutarmi dall’alto in basso, ma io non trovavo il coraggio di guardarla in faccia.
–Posso fare qualcosa?– chiesi impaziente.
–Chiudi gli occhi.– disse Ofelia in un tono che non ammetteva repliche.
Le obbedii e lei mi prese per mano. Appena le sue dita sfiorarono le mie, mi sentii senza respiro, mi sembrava di stare sulle montagne russe, di salire alla velocità della luna, sempre più su, fino a scendere in picchiata e schiantarmi a terra.
Quando aprii gli occhi rimasi di stucco: non mi trovavo più nel bosco dietro casa ma sulla cima della montagna.
Riconobbi subito quel posto perché ci venivo sempre; la vista da lì era magnifica, sotto di noi il lago era liscio come l’olio, qualche barca era armeggiata vicino al pontile qualche metro sotto i nostri piedi, per il resto non c’era anima viva: eravamo solo io, Ofelia e le bellezze della natura.
Mentre mi perdevo ad ammirare quel paesaggio come fosse la prima volta, Ofelia mi disse: –Vedi il lago? Sotto di esso si trova un cratere, l’unico passaggio che collega il vostro mondo con quello sotto la crosta terrestre–.
–Sotto il lago c’è un passaggio?– chiesi incredula.
–Proprio così– replicò.
Mi sembrava impossibile che per tanti anni fossi stata a pochi passi dall’unico collegamento con il mondo dei demoni, senza conoscerne l’esistenza.
–E continua ad espandersi… Quando avrà ricoperto tutta la superficie terrestre i demoni invaderanno il vostro mondo e non potrete più fare nulla per fermarli–. Il vento le scompigliava i capelli, ma Ofelia sembrava non farci caso. Mentre parlava ondeggiava a destra e a sinistra, come fosse un aquilone mosso dalla brezza proveniente dalla distesa d’acqua cristallina sotto di noi.
–E come facciamo ad evitare che il cratere si espanda?– le chiesi, trattenendo a stento un urlo.
–Semplice, basta ritrovare l’armonia che un tempo regnava sulla Terra.–
–In che senso?–
–Nel senso che il cratere si allarga ogni volta che muore una vittima innocente a causa degli interessi dell’uomo, come sta succedendo in questo momento nei luoghi dove c’è la guerra. – spiegò Ofelia.
–Il cratere si alimenta con l’odio degli umani e con il sangue degli innocenti. Fa’ in modo che questo non accada.– continuò.
Finalmente trovai il coraggio di guardarla in faccia: –Come faccio… io… da sola… ad impedire questo? Non sono che una ragazzina…– dissi mortificata, le speranze che Ofelia riponeva in me mi parevano tutte vane e non mi sentivo all’altezza del compito.
–Tieni– disse porgendomi l’orecchino con il pendente di ametista. –Ti aiuterà.–
–Non posso, Ofelia… Te l’ha regalato Scarlett, davvero, non posso accettare…– dissi.
–Serve più a te che a me– insistette Ofelia.
–Va bene, grazie.– dissi infine, prendendo l’orecchino. Appena l’ebbi preso mi sentii più sicura e in grado di fare tutto.
–Credo che sia ora che vada, il mio compito l’ho fatto.– disse Ofelia, prendendomi di nuovo per mano, –Adesso tocca a te…–.
Ancora quella strana sensazione e poco dopo mi ritrovai seduta nella radura del bosco, cosparsa di foglie arancioni e rosse. Non molto lontano vedevo il libro che avevo fatto cadere e più in là il violino di Ofelia.
Lei era lì, accanto a me, mi alzai e feci per ringraziarla ma non c’era più, anche il libro e il violino erano spariti.
Credevo di aver sognato ma poi sentii uno strano calore alla mano, la aprii e vi trovai l’orecchino con l’ametista che risplendeva di luce propria.
Lo indossai.
–Grazie…– sussurrai.
Posso giurare di aver visto, tra le piante, gli occhi viola di una pantera fissarmi…
°§° Hermione‘98 °§°
Alice Vetturi
Che meraviglia, davvero!
Tanti complimenti ad Alice… così giovane e così promettente!
Grazie 😛