Il bacio del demone – La recensione di Horror magazine

È stata pubblicata il 2 maggio scorso la recensione di «Scarlett – Il bacio del demone» firmata per Horror magazine da Irene Vanni:

Il 26 aprile scorso è finalmente uscito Il bacio del demone di Barbara Baraldi, sequel del riuscitissimo Scarlett (leggi qui la nostra recensione). Mentre sul piano reale è trascorso quasi un anno, nella finzione l’intervallo ha coinciso con le vacanze estive; ma per Scarlett il tempo si è dilatato e ha assunto qualità che lo accomunano a un personaggio qualunque, dotato di una propria autonomia e rilevanza, che parla al presente insieme a lei. Il tempo, che scorre nell’assenza e nella mancanza di Mikael, che si fa trovare sotto forma di aforismi rivelatori fra le pagine di un libro afferrato a caso, che scandisce le gocce di pioggia, mentre “l’oscurità avanza attraverso il mantello del cielo”.

Tutto è più cupo e angoscioso rispetto al primo volume, dall’atmosfera in cui affonda il paesaggio senese alle emozioni che turbano i sogni dei protagonisti, in un clima che si fa volutamente lento e incerto, nell’intreccio fra la dimensione spaziale e quella temporale: “Il cielo di settembre ha qualcosa di magico; un’eterna promessa di ritorno. La natura si prepara a addormentarsi sotto la coperta dell’inverno, ma ancora profuma dell’estate appena trascorsa.” Nel primo quarto della narrazione non succede difatti quasi nulla di rilevante; ma, quello che avrebbe potuto configurarsi come un difetto — una mancanza d’azione — in un’altra storia, qui si fa sospensione e minaccia, nell’attesa di un qualcosa che, ne siamo certi, travolgerà tutto e tutti.

Nonostante la presenza costante delle amiche e della famiglia, Scarlett è più sola che mai. Tutti sembrano appartenere a una realtà parallela che la sfiora solo marginalmente e in cui nessuno può comprendere davvero i suoi umori e i suoi segreti. I problemi delle amiche appaiono insignificanti in confronto ai suoi guai sovrannaturali e persino il fratellino Marco ondeggia fra il piano del sogno e quello del reale staccandosi da lei. Eppure, è proprio grazie al contatto che il fratello ha sviluppato con Mikael che Scarlett può agire; perché anche la misteriosa Ofelia adesso è più distante e l’unica che — forse — può capirla è nonna Evelyn, “che mescola in modo adorabile italiano e inglese”, e a cui può confidare dolori e magie.

La storia si snoda attraverso capitoli brevi, agili, snelli, ben strutturati, che invitano a una lettura senza soste; il caratteristico stile dell’autrice, conciso e suggestivo al tempo stesso, chiaro, minimale ma mai banale, si arricchisce di preziose metafore ed evocative similitudini che impreziosiscono il testo, così come i dialoghi serrati e coinvolgenti.

Il punto di forza resta in ogni caso la caratterizzazione dei personaggi e l’evolversi del loro stato emotivo, operazione che culmina nell’ambiguità di Vincent.

Le lettrici affette da sindrome di Don Rodrigo resteranno sicuramente in attesa di un ulteriore seguito, in cui magari, chissà… ma non posso certo spiegarvi il perché in questa sede.

Irene Vanni

Articolo pubblicato su Horror magazine

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