La recensione di Bloodymilla apparsa sul sito In genere cinema:
Barbara Baraldi, apprezzata scrittrice di Genere, autrice di romanzi come La bambola con gli occhi di cristallo e Scarlett – Il bacio del demone, proclamata dalla critica come “la regina del gotico italiano”, si lancia, grazie a DelosBooks, nella sua prima avventura nel mondo delle nuvole parlanti.
Proprio per la Delos, all’interno della collana “Neverland”, curata da Stefano Fantelli e Gianfranco Staltari, la Baraldi firma la sceneggiatura della sua prima graphic novel, ovviamente senza abbandonare il mondo immaginifico-letterario a lei più consono.
Bloodymilla [2011] è una storia di vampiri, che va un po’ a scavare nella bara del non-morto fenomeno delle vampire a fumetti degli anni ’70; un omaggio dell’autrice e ad un modo ormai dimenticato di unire horror, eros, storie e disegni, che nella sua personale lettura si colora di molti nuovi spunti, a partire da un’ambientazione storica strettamente contestualizzata [perfettamente fotografata dall’incipit “Il secolo dei lumi ha lasciato il passo a quello degli incubi”], per finire con l’allargarsi del mondo vampirico a tutta una serie di altre creature a queste affini [demoni e mutaforma].
Un’avventura tutta al femminile quella di Bloodymilla, dove alla protagonista e all’autrice, si aggiungono anche la disegnatrice e colorista Roberta Ingranata e l’addetta alle chine Elena Cesana.
La baronessa Camilla di Calcara è una donna bellissima, trasformata in creatura della notte da un demone, una malvagia entità da cui sembra dipendere anche la scomparsa di sua sorella Isabella. Camilla dovrà intraprendere un viaggio verso Firenze, proprio per ritrovare Isabella e poter affrontare l’essere da cui dipende la sua nuova, e infelice, esistenza. Durante il viaggio, Camilla, assistita dal suo fedele servitore André, capace di trasformarsi in lupo, e dovrà affrontare avversari temibili, come Samuel, un cacciatore di vampiri cannibale e il Burattinaio, un demone a capo di un esercito di marionette dalla forma umana.
La storia di Barbara Baraldi si dipana rapida e senza intoppi, anche se con la rapidità obbligata di una storia complessa che deve, per forza di cose, evolversi all’interno di 72 pagine, dedicando i dovuti spazi al passato, oltre che al presente, della protagonista, e dovendo dare il modo anche agli altri personaggi di marchiarsi a fuoco sulle pagine per non apparire solo come utili parentesi narrative.
I disegni trovano la propria forza nelle tinte fosche, dagli esterni piovosi dell’incipit, all’oscurità della casa di Camilla, al tramonto fiorentino che fa da chiusa alla storia. I curatori della serie, Fantelli e Staltari, trovano, nella domanda che fa titolo alla prefazione, un’interpretazione davvero corretta della graphic novel: “E se Lady Oscar fosse stata scritta da Mary Shelley?”.
Il volume, che arriva rapito al finale, contiene al suo interno più di un momento di grande interesse, lascia un po’ d’appetito. Rimane il desiderio latente di poter conoscere meglio, e in maniera più approfondita, i fatti della vita di Camilla, e la sua maledizione, ma anche di poter riassaporare le atmosfere da fumetto vampirico anni ’70 per qualcosa in più di un episodio sperimentale.
La collana proposta da Delosbooks è al suo primo gradino. Speriamo possa trovare la forza editoriale per continuare a proporre nuovi e interessanti volumi a fumetti.
Luca Ruocco
Articolo pubblicato su In genere cinema