Barbara Baraldi è una delle poche vere professioniste che conosca nella nuova leva dei ‘giallisti’ italiani. È l’impressione che ho ricavato la prima volta che l’ho incontrata al Sud Dinner Bar ospite di Pinketts e Cappi in occasione della vittoria del premio Gran Giallo Città di Cattolica ed è la sensazione che ho consolidato lavorando in più occasioni con lei (nell’antologia ‘Bad Prisma’ curata da Danilo Arona e più recentemente in ‘ Il mio vizio è una stanza chiusa’ , entrambi editi da Mondadori). La professionalità sta nella solerzia della realizzazione dei progetti, la capacità di spaziare tra vari registri narrativi adattandosi con la giusta dose di umiltà ma anche con la consapevolezza del valore del proprio lavoro. Prova ne è “Tracce di sangue nella nebbia” , un ottimo thriller di stampo tradizionale pubblicato su Confidenze in tempi recenti. Vi propongo quindi questa intervista con grandissimo piacere.
Stefano di Marino
SDM: In questi mesi sono apparse diverse tue opere di varia lunghezza: racconti per antologie, un Giallo Mondadori, un lungo romanzo, novelle a puntate… una produzione che si va ad aggiungere al già nutrito numero di pubblicazioni (e premi) nel tuo curriculum. Qual è la differenza tra queste varie forme di narrazione secondo te?
B.B.: All’inizio del mio percorso di scrittrice scrivevo la storia che avevo voglia di raccontare, e non mi ponevo problematiche di tematica o lunghezza. Ora capita che mi vengano commissionati romanzi o racconti. Questo per me non è un limite, bensì un modo per mettermi in gioco e, magari, migliorarmi. La differenza tra le forme di narrazione, per quanto riguarda la mia scrittura, è più che altro organizzativa. Con il giallo a puntate, per esempio, dovevo dividere il romanzo in sei parti che si concludessero con una sorta di climax per spingere il lettore a desiderare di saperne di più, proprio come avveniva nel feuilletton. Dovevo quindi tenere ben presente la lunghezza di ogni puntata e giocarmi la scena di tensione al momento giusto. È stato molto divertente.
SDM. Quale formula trovi più congeniale al tuo modo di raccontare? Continue reading →
Castelvecchi ha appena pubblicato l’ultimo gotico di Barbara Baraldi, Lullaby, la ninna nanna della morte. Una ninna nanna che rintocca dark dopo un prologo insanguinato, una storia divisa in quattro capitoli che serbano già nel loro nome il paradigma di un percorso corvino: Rivelazione, Illusione, Espiazione, Redenzione.
Dietro i protagonisti disegnati con verosimiglianza si staglia un universo paesano coi suoi elementi ricorrenti: il bar, gli amici, i pregiudizi, le diffidenze, i pettegolezzi, il microcosmo come specchio concentrato – e per questo più terrifico – di un male che dall’eternità attanaglia l’uomo. Ma lo specchio si rompe e allora arrivano i guai…
Il titolo del tuo romanzo, Lullaby, (sottotitolo: La ninna nanna della morte), è un sonoro evocativo anche solo alla lettura e appena si entra nel senso della storia si capisce come la musica sia un filo nero che lega i personaggi. Parliamo delle scelte musicali che scandiscono il romanzo.
“Stai fermo, stai calmo, stai tranquillo ora, mio prezioso ragazzo, non lottare o ti amerò ancora di più” recita Lullaby, la canzone dei Cure. Una ninna nanna fatta di paure che si materializzano e cercano di afferrarti come le zampe di un ragno. Se sfuggi ecco Bela Lugosi is dead con le sue spose vergini che ti circondano di fiori appassiti dal tempo. E poi il ritmo del romanzo cambia e così la musica di sottofondo. Martellante, come Ho ucciso paranoia dei Marlene Kuntz. Ora mi fermo; anche la colonna sonora fa parte del romanzo e non vorrei svelare altro. Continue reading →
Posizione di tiro – Febbraio 2010 – Barbara Baraldi: “Bambole pericolose”
A cura di Dario pm Geraci
Autrice ormai di spicco del nuovo thriller italiano, Barbara Baraldi con questo “Bambole pericolose” ci porta negli oscuri meandri di una Bologna mai così violenta e spettrale.
DG: Allora Barbara, pronta ai nostri cinque colpi a bruciapelo?BB: Per citare John Carpenter: sono nata pronta. A parte gli scherzi, grazie Dario, è un onore per me essere ospite sul blog del Giallo.
DG: Se ti guardi alle spalle, come pensi si sia evoluto il tuo stile?
BB: Ho sempre cercato di adattare il mio stile alla storia da raccontare. Ne “La collezionista di sogni infranti” la vicenda parte da una riflessione sul mondo virtuale e i pericoli della rete. In questo caso ho optato per uno stile secco, con frasi brevi e incisive che ricordino l’immediatezza della chat. Seguendo questo ragionamento ho scelto di non suddividere i capitoli e il lettore si trova catapultato dalla mente di Marina a quella di Amelia, le due protagoniste, come in un gioco di specchi. Per “Bambole pericolose” ho cercato uno stile più descrittivo. C’è una Bologna gotica, notturna, combattimenti clandestini come ancestrali riti di sangue. Ci sono magia nera, tradimenti, vendetta e sentimenti primigeni come l’amore e l’odio. La vicenda è descritta in terza persona con alcuni stacchi in prima, come se una telecamera immaginaria offrisse, di tanto in tanto, il punto di vista di uno dei protagonisti.
DG: Come identifichi il tuo pubblico? Tracciaci l’identikit del tuo lettore medio.Continue reading →
E’ un vero piacere Barbara poterti intervistare per Liberidiscrivere. Come prima cosa vorrei che ti descrivessi anche fisicamente ai nostri lettori.
Non sono mai stata brava a descrivermi. Ho sempre pensato che a seconda dell’umore e dello stato d’animo si sia differenti. Oggi ho gli occhi grigi. Indosso un paio di orecchini appartenuti alla mia bisnonna che mi fanno sentire bene. Amo vestirmi di nero con piccoli dettagli colorati. Qualcuno dice che fisicamente non sono cambiata dalla terza media, non so se è un complimento.
Negli ambienti alternativi sei un’icona, quasi una musa che ispira musicisti e scrittori, ti piace questo ambiente un po’ bohemien dove l’arte ha una così grande importanza? Continue reading →
Con “La casa dagli specchi rotti”, presente nella raccolta di Supergiallo Mondadori “Il mio vizio è una stanza chiusa”, Barbara Baraldi conferma e rafforza tutte le sue doti narrative. Fra le quali spicca senz’altro la abilità di unire sapientemente due opposti inconciliabili, leggiadria e orrore.
Seguiamo Barbara Baraldi lungo una scalinata buia, un gradino dopo l’altro. Ci fa strada reggendo una candela dalla fiamma tremula che scioglie come può il buio denso. Freddo e umido. Vuole mostrarci il luogo in cui scrive. Giungiamo ad una stanza che sembra spaziosa, illuminata solo da una grossa lampada liberty, vetro sottile color ambra avvolto da spirali di ferro battuto. A fianco, in penombra, la sua scrivania. In un grosso calamaio riposa una enorme piuma bianca, così alta che si fatica a capire come Barbara possa usarla. Chiedo se è quella che usa per scrivere, lei mi conferma con un cenno del capo, mentre si sistema sulla sua poltrona di pelle. Siamo entrambi seduti ora, in questo rifugio dal mondo, una cantina senza vino, dove domina solo il nero delle parole.
Si accende una sigaretta e mi sorride, lo sguardo fisso e penetrante. Me la immagino gironzolare a passi lenti in questo buio, buttare fuori il fumo e riflettere. La sua piuma magica, ne “La casa dagli specchi rotti”, ha continuato a flettere sinuosa nei labirinti più bui dell’animo umano, raccogliendone le perle nere e trasformandole col suo calore femminile in inchiostro, e da lì in parole. Mi sono fatto l’idea che funzioni così, il suo modo di scrivere.
Accendo il registratore e comincio, la mia voce rimbomba nello spazio vuoto.
Anche in questo tuo ultimo lavoro domina l’aspetto psicologico dei personaggi, sorretto da una certa simbologia inquietante (la carrozzina con il bambino), che il lettore ritrova poi svelata nell’epilogo in tutta la sua logica. Le dinamiche psicologiche che descrivi si reggono su una tale accuratezza e credibilità che ricordano per certi versi l’intuito indagatore di Schnitzler, autore di “Doppio sogno” e altri capolavori, a cui lo stesso Freud non lesinò la propria ammirazione. Ti chiedo: hai una certa preparazione teorica di psicologia, in qualche modo ti documenti e approfondisci su testi, o ti affidi al solo intuito, a un cosiddetto “sesto senso”, proprio come Schnitzler?
L’intuito, il “sesto senso”, è la mia prima guida. “Sentire” le persone, non limitarmi a guardarle, ma cercare di “vederle”. Penso sia la prima dote necessaria per costruire la psicologia di un personaggio credibile. Poi c’è tutto il lavoro di documentazione, che per quanto mi riguarda avviene successivamente all’idea, ed è altrettanto importante.
Tutto il lungo racconto “La casa degli specchi rotti” è elegantemente cadenzato dai meravigliosi versi di Neruda, a cui la piccola protagonista si affida in modo struggente, come a rifugiarsi dalle dolorose ondate di sofferenza che la assediano. Secondo il tuo modo di intendere la scrittura, che tipo di rapporto intercorre fra prosa e poesia? Quanto sono sovrapponibili i due linguaggi letterari, e quanto invece devono rimanere distinti, seppure compresenti nella narrazione?
Per quanto mi riguarda, prosa e poesia si tengono per mano. Entrano l’una nell’altra per creare un gioco di linguaggi concentrici, una danza cromatica che suoni come una melodia. L’ho cercata fin dal mio primo romanzo. Molti preferiscono tenere separati i due generi, o si riconoscono soltanto in uno di loro. Io cerco la contaminazione; la poesia arriva a incontrare la scrittura cinematografica nella ricerca di una nuova forma di espressione.
Come in altri tuoi lavori, vedi “La collezionista dei sogni infranti”, riesci anche in questo caso a unire sapientemente cliché narrativi dei film horror classici (il classico coltello da cucina, vera icona pop) con descrizioni raffinate e struggenti. Nel caso di “La casa dagli specchi rotti” tale soluzione narrativa è dettata solo da scelte editoriali, ovvero proporre nella raccolta Supergiallo racconti ispirati al thrilling, o sarebbe stata comunque una tua irrinunciabile firma d’autore?
Certe immagini rimangono incollate nell’immaginario: il coltello da cucina impugnato da una mano guantata, la collana di perle, il trucco sbavato a cerchiare gli occhi iniettati di pazzia… così come il mantello nella fiaba di Cappuccetto rosso o la chiave insanguinata di Barbablù. Amo trasfigurare queste immagini, e fa sicuramente parte di me, oltre a essere divenuto una sorta di “gioco” con i miei lettori più attenti, che si divertono a scovare le citazioni.
Quali film hanno eventualmente ispirato il tuo ultimo lavoro? Nella vecchia casa abbandonata sembra di riconoscere Pupi Avati e “La casa dalle finestre che ridono”…
“La casa dalle finestre che ridono” ha sicuramente contribuito a evocare la casa abbandonata del racconto. Come ho detto in varie occasioni, è uno dei film più spaventosi che io abbia visto. Se inizio a guardarlo, poi non riesco più a smettere! A quel punto mi tocca controllare sotto il letto e abbracciare l’orsetto zombie per addormentarmi… Ho cercato di evocare l’atmosfera claustrofobica in cui tutti sembrano nascondere qualcosa di “Pensione paura”, un film di Barilli che mi è molto piaciuto. La pazzia iconografica e sensuale di “Quando Evelyn uscì dalla tomba” e i colori saturi di Mario Bava. La scena dell’omicidio la immaginavo illuminata da uno spot rosso, ma ognuno penso ci vedrà i suoi colori (o non colori).
Non mancano descrizioni ad elevato tasso erotico, ma mai volgari, secondo la tua sapiente maestria. Che valore e significato attribuisci all’eros nei tuoi racconti gialli?
Ti ringrazio. L’eros ha un valore molto importante nei miei racconti. È il tramite con cui cerco di svelare l’aspetto più recondito dei personaggi; c’è chi esprime la propria frustrazione tramite un atto sessuale violento e liberatorio, chi sfugge a un legame che fa paura attraverso il rifiuto del proprio corpo e chi scatena le proprie fantasie in visioni che confonde con la realtà.
Per concludere, dicci qualcosa di sick-thrilling…
Piccola chiave argentea, quanti fantasmi porteresti a galla?
1 Barbara, definisci il tuo stile narrativo con 3 aggettivi
Immediato, cinematografico, a tratti onirico
2 Chi è la protagonista del tuo ultimo romanzo “La casa di Amelia”?
Quali sentimenti si agitano dentro di lei? Amelia è una ragazza come tante che si trova ad affrontare una situazione del tutto insolita, e pericolosa. Non è addestrata al peggio come le eroine di certi film, non ha super poteri né conosce le arti marziali; ha solo la sua forza d’animo e una voglia di vivere che si oppone alla tentazione di lasciarsi vivere. Dentro di lei si agitano orrore e meraviglia, amore e odio, paura e curiosità, ma soprattutto un gran rispetto verso il dono più prezioso: la propria, unica vita.
3 In che modo costruisci il profilo psicologico dei tuoi personaggi?
Costruisco i miei personaggi lavorando come un paziente scultore con un pezzo di marmo grezzo. Levigo la pietra fino a sentire pulsare l’animo del personaggio, fino ad avere l’illusione di sentirlo respirare. Il risultato finale è una creatura che pare vivere, ricca delle sfumature e contraddizioni proprie di ogni essere umano. Continue reading →
In questo numero di MRS si parla di follia, intesa nelle sue più svariate sfaccettature. La protagonista del tuo romanzo, Amelia, sembra combattuta tra due fuochi: se da un lato dimostra di possedere una buona dose di determinazione e coraggio, dall’altro sembra fragile come il vetro e soprattutto molto confusa, tanto che spesso ha lei stessa dei dubbi sulla veridicità di quello che sente e vede.
Secondo te, in quanto creatrice di questo affascinante personaggio Quanto c’è di folle nella personalità di Amelia e nel suo modo di percepire la realtà che la circonda? E tra tutte le sensazioni inquietanti che prova e da cui si sente perseguitata – anche a causa del precedente, sanguinoso epilogo – qual è quella dominante? In lei prevale la paura, il senso di colpa o la pazzia?
Amelia è folle nel senso pirandelliano del termine. La sua visione dell’io non corrisponde, ai suoi occhi, con quella che gli altri hanno di lei. Amelia è confusa tra le paure del presente e le visioni terrificanti di un passato deformato dal senso di colpa e dall’angoscia. Continue reading →
“Siediti Barbara”. La voce era calma, sensuale. Era seduta al tavolo di cucina, inghiottita da una penombra fitta. La finestra dietro di lei mi permetteva di coglierne la sagoma, lame sottili di luce le decoravano il braccio destro. Giocherellava con un salvadanaio a forma di maiale, fuori dalla penombra assieme alla mano, sul tavolo bianco e verde. Spostai indietro la sedia e mi sedetti anch’io, di fronte a lei. La luce del tramonto che abbagliava un po’, illuminando al contempo i tratti del suo volto. Un chiaroscuro, quasi alla Caravaggio. Marina, sei come ti immaginavo, sei tu il personaggio che ho amato di più, mia creatura. Non oso dirglielo. L’ombra è la tua dimensione Marina. Non sei malvagia, ti sei persa nel mare di specchi della tua mente. Questa penombra non ti ha aiutato, questo nulla ha solo nascosto gli specchi. Mi dispiace. Non ne sarei uscita neanche io.
“Sei venuta allora, Barbara. Hai fatto bene. Anche tu in questa terra di nessuno, si sta bene la sera. Dovresti saperlo. L’hai creata tu, questa provincia ferrarese.”
Era già successo tutto, non c’era più motivo di agitarsi, di angosciarsi. Di soffrire. Lei era calma, mi pareva senza rancore, ora. Tutto sembrava come redento, seppure sotto una luce sinistra, irreale.
“Sei venuta per vedere come sto, ora?”. Non aspettò la risposta, non ci avrebbe creduto. “La vita in cui mi hai infilato dentro è languida e lugubre come questo tramonto. La sua luce è falsa e vuota. Come il silenzio di questa casa. Come la mia solitudine. Per due anni sono fuggita da questa pianura lunare. Mi collegavo al computer, lo sai, e cercavo Amelia. L’altra tua “creatura”, si dice così no? Ci parlavo a lungo, una menzogna dopo l’altra, bugie di pixel. Non ho mai capito perché la cercassi così tanto, così ossessivamente. Lo facevo e basta, io sono impulsiva. Non è stata una buona idea invitarla qui, il gioco non ha retto, le mie bugie mi hanno travolto come un liquame nero. “Dimmelo tu chi era Amelia per me, voglio saperlo, ne ho il diritto.”Continue reading →
Ciao Barbara. Grazie per il tempo che ci dedichi, è un onore. Cosa è cambiato dal tuo esordio come Luna Lanzoni a Barbara Baraldi?
Luna e Barbara sono l’una l’immagine dell’altra. Luna è lo specchio di Barbara. O forse Barbara è lo specchio di Luna. Quest’ultima ha nascosto i suoi desideri dietro il nome dell’astro simbolo della donna per un esordio faticoso. Per una persona timida e introversa è stato difficile proporre il proprio manoscritto per una valutazione. C’è voluto tempo e pazienza; i rifiuti arrivavano con lettere prestampate ad appena dieci giorni dall’invio, inaccettabili proposte editoriali a pagamento e il tempo che passava. Luna ha esordito e ora c’è Barbara, con la stessa voglia di raccontare storie. Una ragazza che ama scrivere e affronta ogni giorno nuove sfide e difficoltà.
Com’è nata la collaborazione con Sick Girl?
La collaborazione con Sick Girl è nata perché mi ero iscritta per curiosità al loro sito. L’immagine della donna tatuata che riprende con modernità il discorso legato agli spettacoli di Burlesque e il mondo alternativo, mi piaceva. Uno dei fotografi e collaboratori del sito mi ha scritto per chiedermi se avevo voglia di partecipare alla community scrivendo articoli e interviste per il Magazine, come fotografa o magari come modella. E io ho risposto: come modella passo! Per il resto accetto volentieri.
Sappiamo che hai intervistato parecchi personaggi interessanti. Qual’è stata la più divertente e stimolante?
Ho intervistato per la rivista A Magazine Sabina Kelley. Donna dai mille volti: modella, pin up, ballerina sin dalla prima infanzia, madre di due bellissimi bambini e proprietaria di un negozio di tatuaggi. Un vero personaggio! Continue reading →
La Collezionista di sogni infranti incontra Barbara Baraldi in collaborazione con Paolo Maffei
Cosa accadrebbe se il personaggio di un romanzo avesse in dono un corpo fatto di sangue e carne, voce e volontà propria, per un giorno intero? E se decidesse di compiere un viaggio per incontrare il suo creatore?
La triste e incantevole Amelia, già protagonista della fiaba nera “La collezionista di sogni infranti” (PerdisaPop 2007) incontra Barbara Baraldi, definita l’autrice più promettente del nuovo racconto gotico italiano e vincitrice di vari premi letterari, tra cui il prestigioso Gran Giallo città di Cattolica nel 2007. Tra le sue uscite, una per la collana “Il giallo Mondadori presenta”: “La bambola di cristallo” nel 2008.
A metà tra il racconto e l’intervista, seguiamole lungo un viaggio senza destinazione apparente in attesa del sequel previsto per febbraio, “La casa di Amelia” (PerdisaPop).
“È questo l’ultimo giorno?”. Me lo chiedo spesso oggi, è la mia ossessione. L’ultimo giorno in questo mondo. Pianto lo sguardo fuori dal finestrino del treno, assordata dal fracasso della sua ferraglia. Gli anni 70 sono finiti da un pezzo, ma nessuno l’ha detto a questo orgoglioso verme di metallo dal motore diesel e i fanali tondi che continua imperterrito a solcare la pianura. Il mio sguardo si perde nel paesaggio che scorre e prende forma come in un libro pop-up da cui spuntano casette, alberi e mucche. Pagine che si aprono velocemente davanti a me, infinite sagome di cartoncino che si avvicendano in questo carillon che non ho scelto io. Qualcuno l’ha fatto per me, creandolo pezzo per pezzo. Qualcuno che sto per incontrare: Barbara Baraldi. È lei la mia creatrice.
Devo concentrarmi sulle domande da porle, le domande sono importanti. Continue reading →
Barbara, narratrice. Amo raccontare storie. Lo faccio scrivendo racconti e romanzi, indagando il lato più nascosto della quotidianità, cercando di svelare qualcosa oltre l’apparenza. A volte emergono passioni, a volte paure.
Il tuo ultimo libro: la trama, la genesi
“La bambola di cristallo”, uscito nella collana “Il giallo Mondadori presenta” nel giugno del 2008. Raccoglie due romanzi e un racconto, nati in periodi differenti e forse per questo molto diversi. Il primo romanzo, “La bambola dagli occhi di cristallo”, fin dal titolo rivela una forte influenza anni 70. Una serial killer fatale e bellissima agisce in una Bologna gotica e notturna. Un ispettore di polizia è sulle sue tracce fino al colpo di scena finale. È nato a partire dalla scena di un delitto efferato, compiuto da una femme fatale, che non smetteva di suscitarmi domande. Qual è il movente che arma la mano dell’assassina, e chi è la vittima? Nel secondo romanzo, “Il giardino dei bambini perduti”, i protagonisti sono Lucy, una bambina di otto anni, e un anziano contadino che vive isolato. La piccola dovrà affrontare le sue paure e soprattutto un ladro di bambini. Questo romanzo è nato intorno al personaggio dell’assassino e alle sue motivazioni. Sapevo dall’inizio che per i suoi crimini non poteva esserci redenzione. Il racconto che chiude il libro trae ispirazione da alcuni fatti di cronaca che sono avvenuti nella mia zona qualche anno fa: ladri armati di fucili e automobili di grossa cilindrata in corsa per i viali di Modena. Continue reading →
La collezionista di sogni infranti. Barbara Baraldi al Festival Noir di Finale Emilia
Di Gabriele Sorrentino
Amelia non è una ragazza come tutte le altre. E neppure Marina. Entrambe nascondono un segreto. Qualcosa che è meglio non si sappia in giro. Amelia e Marina si sono conosciute in rete, quella ragnatela di voci e volti anonimi che sono l’antidoto più ricorrente alla solitudine del mondo contemporaneo e hanno deciso di incontrarsi. La collezionista di sogni infranti (Perdisia 2008) è l’ultimo romanzo di Barbara Baraldi, giovane modenese, fotografa underground e scrittrice noir rivelazione degli ultimi anni che giovedì 28 agsoto, sarà ospite del “Festival Noir” di Finale Emilia. Barbara ha vinto il Mystfest di Cattolica nel 2007 e il premio “Mario Casacci” col suo racconto Dorothy non vuole morire ha ricevuto”. Con Una storia da rubare ha vinto il XXXIII premio “Gran Giallo Città di Cattolica”. Con lo pseudonimo di Luna Lanzoni, ha pubblicato il romanzo La ragazza dalle ali di serpente (Zoe, 2007), di grande successo negli ambienti alternativi. Il 24 maggio 2008 è uscita “La Bambola di Cristallo”, che raccoglie due romanzi inediti e un racconto nel periodico “Il Giallo Mondadori Presenta” n.9. Le abbiamo posto alcune domande.
Barbara, intanto complimenti per per la tua carriera: In poco tempo hai vinto molti premi. Che effetto fa?
Sicuramente è una grande emozione. Ricordo ancora che seppi della vittoria al Gran Giallo un caldissimo sabato mattina; ho appuntato su un foglio di carta tutto quello che mi dicevano per rileggerlo con calma perché non riuscivo a crederci.
Tornando al lavoro che presenterai a Finale: chi è La collezionista di sogni infranti?
La collezionista di sogni infranti è chiunque intraprenda un viaggio attraverso le proprie paure alla scoperta della parte più profonda della personalità, alla ricerca della saggezza. Può esserlo Amelia, uno dei personaggi del romanzo, che prende un treno che attraversa la bassa padana per giungere a Ferrara e incontrare un’amica conosciuta sulla chat. Troverà molto di più, un tuffo in un labirinto in cui niente è quello che sembra. Ma può esserlo anche Marina, l’altra protagonista, imprigionata in una vita che non la soddisfa ma che preferisce nascondere la propria identità nei grovigli della rete piuttosto che affrontare le problematiche del quotidiano. Continue reading →
E’ in edicola, per tutto il mese di giugno, il nono volume della collana Il Giallo Mondadori Presenta: La bambola di cristallo, di Barbara Baraldi. Il libro raccoglie tre storie molto tese, coinvolgenti, ma anche molto umane. Ho voluto parlarne direttamente con l’autrice.
Ecco cosa ha raccontato Barbara a ThrillerMagazine.
Barbara ciao. Ben ritrovata su ThrillerMagazine. Un paio di mesi, hai intervistato per noi Alda Teodorani. Oggi, l’ospite d’onore sei tu.: )
E’ un grande onore per me essere ospite su ThrillerMagazine.
Chi è Barbara Baraldi?
Una persona a cui piace raccontare storie. E’ una cosa che mi caratterizza da sempre, fin da quando, per tener buoni i miei fratelli più piccoli, narravo loro storie spaventose. Non vi dico lo stupore di mia madre vedendoli tanto disciplinati! Continue reading →
BG:Fotografia e letteratura in che rapporto sono per te? BB:Scrittura e fotografia sono complementari per me. Come due strumenti musicali che uniscono le loro voci per plasmare un’unica melodia. Nelle foto ricerco una vera e propria storia. L’immagine incisiva che nasconde concetti o riporta alla mente favole dimenticate; a volte tramite la magia dei simboli o un colore dominante oppure con l’uso estremo dell’espressività da parte della modella. Recentemente ho intitolato una serie di scatti “Blind Faith”. La modella bendata in una stanza buia proprio a esprimere il fatto che il destino è cieco. In alcuni scatti lei grida ma l’immagine non fa rumore proprio come a volte non si può nulla contro l’evolversi degli eventi. Un tema a me caro anche quando scrivo. Allo stesso modo nella scrittura rincorro visioni come se cercassi istantanee che imprimano concetti in maniera profonda come la forza viscerale di una fotografia o un di un quadro.
BG:Quando hai iniziato a scrivere? BB:Ho sempre raccontato storie, da quando ero bambina. Un giorno ho capito che avrei potuto scriverle. Non ricordo il momento esatto che ho iniziato ma da allora non ho mai smesso.
BG:Come nascono i tuoi personaggi? BB:I miei personaggi si definiscono autonomamente dentro di me quando inizio a scrivere e mi lascio dominare completamente dall’ispirazione. Dentro di loro c’è tutto ciò che mi circonda e non solo. Qualcosa di me o delle persone che ho conosciuto, incontrato, i protagonisti dei film che mi hanno colpito ma a volte nascono dalle canzoni, dalla potenza delle note che mi fanno da sottofondo. Continue reading →
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