Intervista per il Blog del Giallo Mondadori

Posizione di tiro – Febbraio 2010 – Barbara Baraldi: “Bambole pericolose”

A cura di Dario pm Geraci


Autrice ormai di spicco del nuovo thriller italiano, Barbara Baraldi con questo “Bambole pericolose” ci porta negli oscuri meandri di una Bologna mai così violenta e spettrale.

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DG: Allora Barbara, pronta ai nostri cinque colpi a bruciapelo?BB: Per citare John Carpenter: sono nata pronta. A parte gli scherzi, grazie Dario, è un onore per me essere ospite sul blog del Giallo.

DG: Se ti guardi alle spalle, come pensi si sia evoluto il tuo stile?
BB: Ho sempre cercato di adattare il mio stile alla storia da raccontare. Ne “La collezionista di sogni infranti” la vicenda parte da una riflessione sul mondo virtuale e i pericoli della rete. In questo caso ho optato per uno stile secco, con frasi brevi e incisive che ricordino l’immediatezza della chat. Seguendo questo ragionamento ho scelto di non suddividere i capitoli e il lettore si trova catapultato dalla mente di Marina a quella di Amelia, le due protagoniste, come in un gioco di specchi. Per “Bambole pericolose” ho cercato uno stile più descrittivo. C’è una Bologna gotica, notturna, combattimenti clandestini come ancestrali riti di sangue. Ci sono magia nera, tradimenti, vendetta e sentimenti primigeni come l’amore e l’odio. La vicenda è descritta in terza persona con alcuni stacchi in prima, come se una telecamera immaginaria offrisse, di tanto in tanto, il punto di vista di uno dei protagonisti.

DG: Come identifichi il tuo pubblico? Tracciaci l’identikit del tuo lettore medio. Continue reading

Bambole pericolose – recensione su Horror magazine

Bambole pericolose

Barbara Baraldi, Bambole pericolose. Le arti marziali della morteHORROR/THRILLER – Mondadori – Il Giallo Mondadori – 2010 – pagine 330 – prezzo 4,20 euro – giudizio: ottimo

“Una Bologna esoterica, gotica. Brutali combattimenti clandestini come ancestrali riti di sangue. Macabri avvertimenti fin troppo simili a feticci di morte. I segreti della Bambola dagli occhi di cristallo non sono più al sicuro. Un burattinaio feroce promette sballo ed emozioni in cambio dell’anima. I misteri della misteriosa Stirpe Blu. Una ragazzina in pericolo mortale la cui unica colpa è l’innocenza. Una combattente sudamericana in cerca di vendetta e un uomo stanco di combattere costretto nuovamente a farlo per non perdere quello che ha di più importante. Una dark lady pericolosa e seducente come una lama di rasoio. In una ragnatela di tradimenti, un gioco perverso di vita e morte all’ombra della tredicesima luna.”

Queste le premesse di Bambole pericolose, attesissimo sequel del successo della dark lady del thriller gotico italiano Barbara Baraldi La bambola di cristallo (leggi qui).

Le bambole vanno e vengono nelle camere delle bambine. Viola e Giulia non ci sono più. Al loro posto Mia, che “indossa pantacollant neri su scarponi pesanti e una maglietta di cotone di due taglie più grande che raffigura un teschio con le fauci spalancate”, che “è esile e aggraziata come una di quelle fate raffigurate sulle cartoline di auguri”, e Thabir, “con i capelli lunghi che scendono lisci fino a lambire i fianchi, corvini con riflessi blu alla luce del sole” e gli occhi verdi “dalla forma allungata, truccati come quelli di una regina dell’Antico Egitto”. E poi Melanie, “bulldozer all’attacco”, l’androgina Amnesia, l’egoista Lisa, l’insicura Silvia, il fantasma di Marta, Janis Joplin, Patti Smith e mille altre porcellane che ci osservano silenziose, chiuse nei loro segreti. Continue reading

Intervista per Liberi di scrivere

Barbara BaraldiE’ un vero piacere Barbara poterti intervistare per Liberidiscrivere. Come prima cosa vorrei che ti descrivessi anche fisicamente ai nostri lettori.

Non sono mai stata brava a descrivermi. Ho sempre pensato che a seconda dell’umore e dello stato d’animo si sia differenti. Oggi ho gli occhi grigi. Indosso un paio di orecchini appartenuti alla mia bisnonna che mi fanno sentire bene. Amo vestirmi di nero con piccoli dettagli colorati. Qualcuno dice che fisicamente non sono cambiata dalla terza media, non so se è un complimento.

Negli ambienti alternativi sei un’icona, quasi una musa che ispira musicisti e scrittori, ti piace questo ambiente un po’ bohemien dove l’arte ha una così grande importanza? Continue reading

Bambole pericolose: da oggi in edicola

Bambole pericoloseUna Bologna esoterica, gotica. Brutali combattimenti clandestini come ancestrali riti di sangue. Macabri avvertimenti fin troppo simili a feticci di morte. I segreti della Bambola dagli occhi di cristallo non sono più al sicuro. Un burattinaio feroce promette sballo ed emozioni in cambio dell’anima. I misteri della misteriosa Stirpe Blu. Una ragazzina in pericolo mortale la cui unica colpa è l’innocenza. Una combattente sudamericana in cerca di vendetta e un uomo stanco di combattere costretto nuovamente a farlo per non perdere quello che ha di più importante. Una dark lady pericolosa e seducente come una lama di rasoio. In una ragnatela di tradimenti, un gioco perverso di vita e morte all’ombra della tredicesima luna. Dall’autrice rivelazione del nuovo Italian thriller, il grande ritorno di una temeraria eroina dell’oscuro.

Collana Il Giallo Mondadori, n.2997

In edicola per tutto il mese di Febbraio 2010.

Recensione della antologia “Il mio vizio è una stanza chiusa” di Corpi Freddi

Misteri, ombre, sussurri. L’Italia ha un cuore oscuro, fatto di pulsioni malsane, rancori inconfessabili, erotismo perverso. Nelle città, nella provincia, si annidano segreti che è molto meglio non svelare.
Qualcosa respira nelle tenebre in questi racconti lunghi di follia e di malvagità, avvincenti come film. Nove storie senza respiro, nove storie per non dormire

Otto racconti di autori rigorosamente italiani e un saggio sul cinema thrilling nostrano a cavallo degli anni 60,70,80 con un excursus veloce ai prodotti degli ultimi anni, scritto da Stefano Di Marino, curatore della raccolta e a sua volta interessantissimo e versatile autore di romanzi e racconti che spaziano dalla spy-story, al thriller d’azione al fantasy (sua è la serie del “Professionista” e “Vlad” pubblicati nella collana “Segretissimo” e Montecristo per “Il Giallo Mondadori” solo per citarne qualcuno). Più che di un ipotetico e presunto rapporto di similitudine, parlerei piuttosto di un vero e proprio grado di parentela e consanguineità (si, direi proprio che il vincolo di sangue è più attinente) che lega le storie contenute in questo volume ad una stagione molto felice del cinema thrilling di casa nostra identificata dalle opere di Mario Bava, Sergio Martino (regista di “Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave” da cui è stato tratto liberamente il titolo della raccolta), Lucio Fulci e tanti altri, fino al Dario Argento pre-horror. Quei film che visti da ragazzini di tanto in tanto ci facevano letteralmente chiudere gli occhi (di nascosto). Bene, molte di quelle emozioni le ho ritrovate in questi racconti da leggersi preferibilmente in questo periodo, in cui l’inverno raggiunge il suo culmine e in cui le sere paiono essere ancora più buie, più tetre, più oscure che mai e nelle cui tenebre pare proprio che qualcosa si annidi e respiri. Si sta alzando pure un nebbione fittissimo. Non c’è neppure la luna. Non si vede quasi più niente. Che fate ? Mi seguite ? Continue reading

Bambole pericolose: Eva

Eva è seduta sulla panchina, indossa i classici pantaloncini da combattimento thai, satin nero con l’elastico alto in vita, una canottiera nera e una felpa dello stesso tessuto dei pantaloni. Sente il nodo allo stomaco per la tensione. L’adrenalina che preme alle tempie. Il fuoco che ha domato si sta per liberare, ha voglia di bruciare. Si sfila la scarpa, alza la gamba e comincia a sistemarsi la fasciatura.

Franco entra nello spogliatoio carico di un’apprensione palpabile. Energia statica accumulata, il suo corpo è alluminio alimentato da un filo scoperto di corrente. I sensi percepiscono il suo stato d’animo come un odore acre che torce le budella, il miasma della paura.

“Come stai?”

Lei fa un cenno affermativo con il capo. Continue reading

Bambole pericolose: Mia

La ragazza è seduta sul letto, gambe incrociate in posizione meditativa, sguardo fisso sulla fotografia in bianconero che risalta dalla pagina aperta del vecchio album. Ritrae una giovane donna su un divano retrò che sembra ricoperto di una vecchia carta da parati a figure geometriche. Il corpo in posizione composta ma un braccio teso e la mano aperta come per schermarsi, nel tentativo di impedire il ritratto, negare l’esteriorità. Cristallizzata tra le ombre di un negativo, ritratto di un pittore contemporaneo che si muove senza pennello né colori. Magia della creazione tra le mani della bambina che ha scattato quella foto, straordinario portento per fermare gli attimi. Per trasformarli col grande occhio dell’obiettivo.

Mia adora quella foto. Così spontanea, in movimento perenne. Il movimento veloce delle mani della sorella quando le intimava di non fare qualcosa. Luce guizzante negli occhi, bocca socchiusa. Si vede chiaramente dall’immagine: la giovane donna sta parlando. Marta. Chissà cosa stava dicendo? Non può ricordarlo così comincia a sussurrare l’alfabeto, enfatizzando il movimento delle labbra a cercare la posizione per modulare i suoni delle lettere. A, B, C… Continue reading

Bambole pericolose: Melanie

Alza gli occhi la leonessa, scruta finalmente la sua avversaria che sembra fremere al lato opposto del quadrato. Melanie Mendes. Guardia mancina, capelli castani ricci e fluenti raccolti da una coda alta. La pelle ambrata che evidenzia i muscoli reattivi. E’ alta e stazzata, bocca carnosa, le palpebre strette scoprono la ferita scura dell’iride infuocato. Le narici si stringono e si dilatano. Un toro nell’arena, un cane da combattimento pronto a lanciarsi contro l’avversario per farne strazio.

L’arbitro ripete le regole ma le due donne non stanno a sentirlo. Si studiano, si osservano. Nessun cenno di esitazione, nessuna delle due abbassa lo sguardo. Un braccio di ferro, guerra psicologica. Niente è da prendere con leggerezza quando sei sul ring. Il tempo perde consistenza, un attimo e le due procedono al rituale del saluto dando il via all’incontro. Continue reading

Bambole pericolose: Thabir

Il campanello suona ma nessuna risposta. L’eco del suono metallico si perde rimbombando nel vuoto del lungo corridoio.

La giovane donna scende le scale della palazzina. Corre sui tacchi a spillo con la sicurezza di un’amazzone in battaglia. La sua battaglia è la seduzione.
Scende un piano ancora. Il corridoio angusto, la penombra inconsistente, il cuore aumenta i battiti. Tum tum.

La venere dai capelli d’ebano porta la mano al petto e ascolta la melodia del suo affanno. Gli scantinati, i garage sotterranei le hanno sempre fatto paura. Uno sgomento atavico.
Le stanze sotto il livello del mare. Sotto terra. Dove si finisce da morti.
La morte. La terrorizza e la eccita.
La musica fuoriesce dalla pesante porta in metallo basculante. Lei bussa, sorride tra sé e sé, passa la lingua sulle labbra carnose. Nessuna risposta e allora appoggia le natiche al freddo metallo, solleva la gamba e pianta il tacco come fosse un piccolo ariete pronto a sfondare un antico portone.
Un suono secco, un altro ancora. Colpisce con forza la porta che vibra sotto i fendenti di quella femminilità selvaggia.

Stacca il contatto e resta in attesa. Qualcuno dall’interno abbassa la musica e dopo pochi istanti la pesante porta comincia a sollevarsi. Un uomo sudato e muscoloso si china guardando in cagnesco oltre la fessura che si è ritagliato. Davanti ai suoi occhi gambe affusolate racchiuse in collant di seta nera.

“E tu cosa ci fai qui?” Continue reading

Bambole pericolose – 4a di copertina

Come alcuni sapranno, il mio nuovo romanzo “Bambole pericolose” è stato annunciato nel blog ufficiale del Giallo Mondadori. Così recita la quarta di copertina:

Una Bologna esoterica, gotica. Brutali combattimenti clandestini come ancestrali riti di sangue. Macabri avvertimenti fin troppo simili a feticci di morte. I segreti della Bambola dagli occhi di cristallo non sono più al sicuro. Un burattinaio feroce promette sballo ed emozioni in cambio dell’anima. I misteri della misteriosa Stirpe Blu. Una ragazzina in pericolo mortale la cui unica colpa è l’innocenza. Una combattente sudamericana in cerca di vendetta e un uomo stanco di combattere costretto nuovamente a farlo per non perdere quello che ha di più importante. Una dark lady pericolosa e seducente come una lama di rasoio. In una ragnatela di tradimenti, un gioco perverso di vita e morte all’ombra della tredicesima luna. Dall’autrice rivelazione del nuovo Italian thriller, il grande ritorno di una temeraria eroina dell’oscuro.

Le schegge taglienti del thriller: La casa dagli specchi rotti di Barbara Baraldi

Le schegge taglienti del thriller. "La Casa dagli Specchi Rotti" di Barbara Baraldi

Con “La casa dagli specchi rotti”, presente nella raccolta di Supergiallo Mondadori “Il mio vizio è una stanza chiusa”,  Barbara Baraldi conferma e rafforza tutte le sue doti narrative. Fra le quali spicca senz’altro la abilità di unire sapientemente due opposti inconciliabili, leggiadria e orrore.

Seguiamo Barbara Baraldi lungo una scalinata buia, un gradino dopo l’altro. Ci fa strada reggendo una candela dalla fiamma tremula che scioglie come può il buio denso. Freddo e umido. Vuole mostrarci il luogo in cui scrive. Giungiamo ad una stanza che sembra spaziosa, illuminata solo da una grossa lampada liberty, vetro sottile color ambra avvolto da spirali di ferro battuto. A fianco, in penombra, la sua scrivania. In un grosso calamaio riposa una enorme piuma bianca, così alta che si fatica a capire come Barbara possa usarla. Chiedo se è quella che usa per scrivere, lei mi conferma con un cenno del capo, mentre si sistema sulla sua poltrona di pelle. Siamo entrambi seduti ora, in questo rifugio dal mondo, una cantina senza vino, dove domina solo il nero delle parole.

Si accende una sigaretta e mi sorride, lo sguardo fisso e penetrante. Me la immagino gironzolare a passi lenti in questo buio, buttare fuori il fumo e riflettere. La sua piuma magica, ne “La casa dagli specchi rotti”, ha continuato a flettere sinuosa nei labirinti più bui dell’animo umano, raccogliendone le perle nere e trasformandole col suo calore femminile in inchiostro, e da lì in parole. Mi sono fatto l’idea che funzioni così, il suo modo di scrivere.

Accendo il registratore e comincio, la mia voce rimbomba nello spazio vuoto.

Anche in questo tuo ultimo lavoro domina l’aspetto psicologico dei personaggi, sorretto da una certa simbologia inquietante (la carrozzina con il bambino), che il lettore ritrova poi svelata nell’epilogo in tutta la sua logica. Le dinamiche psicologiche che descrivi si reggono su una tale accuratezza e credibilità che ricordano per certi versi l’intuito indagatore di Schnitzler, autore di “Doppio sogno” e altri capolavori, a cui lo stesso Freud non lesinò la propria ammirazione. Ti chiedo: hai una certa preparazione teorica di psicologia, in qualche modo ti documenti e approfondisci su testi, o ti affidi al solo intuito, a un cosiddetto “sesto senso”, proprio come Schnitzler?

L’intuito, il “sesto senso”, è la mia prima guida. “Sentire” le persone, non limitarmi a guardarle, ma cercare di “vederle”. Penso sia la prima dote necessaria per costruire la psicologia di un personaggio credibile. Poi c’è tutto il lavoro di documentazione, che per quanto mi riguarda avviene successivamente all’idea, ed è altrettanto importante.

Tutto il lungo racconto “La casa degli specchi rotti” è elegantemente cadenzato dai meravigliosi versi di Neruda, a cui la piccola protagonista si affida in modo struggente, come a rifugiarsi dalle dolorose ondate di sofferenza che la assediano. Secondo il tuo modo di intendere la scrittura, che tipo di rapporto intercorre fra prosa e poesia? Quanto sono sovrapponibili i due linguaggi letterari, e quanto invece devono rimanere distinti, seppure compresenti nella narrazione?

Per quanto mi riguarda, prosa e poesia si tengono per mano. Entrano l’una nell’altra per creare un gioco di linguaggi concentrici, una danza cromatica che suoni come una melodia. L’ho cercata fin dal mio primo romanzo. Molti preferiscono tenere separati i due generi, o si riconoscono soltanto in uno di loro. Io cerco la contaminazione; la poesia arriva a incontrare la scrittura cinematografica nella ricerca di una nuova forma di espressione.

Come in altri tuoi lavori, vedi “La collezionista dei sogni infranti”, riesci anche in questo caso a unire sapientemente cliché narrativi dei film horror classici (il classico coltello da cucina, vera icona pop) con descrizioni raffinate e struggenti. Nel caso di “La casa dagli specchi rotti” tale soluzione narrativa è dettata solo da scelte editoriali, ovvero proporre nella raccolta Supergiallo racconti ispirati al thrilling, o sarebbe stata comunque una tua irrinunciabile firma d’autore?

Certe immagini rimangono incollate nell’immaginario: il coltello da cucina impugnato da una mano guantata, la collana di perle, il trucco sbavato a cerchiare gli occhi iniettati di pazzia… così come il mantello nella fiaba di Cappuccetto rosso o la chiave insanguinata di Barbablù. Amo trasfigurare queste immagini, e fa sicuramente parte di me, oltre a essere divenuto una sorta di “gioco” con i miei lettori più attenti, che si divertono a scovare le citazioni.

Quali film hanno eventualmente ispirato il tuo ultimo lavoro? Nella vecchia casa abbandonata sembra di riconoscere Pupi Avati e “La casa dalle finestre che ridono”…

“La casa dalle finestre che ridono” ha sicuramente contribuito a evocare la casa abbandonata del racconto. Come ho detto in varie occasioni, è uno dei film più spaventosi che io abbia visto. Se inizio a guardarlo, poi non riesco più a smettere! A quel punto mi tocca controllare sotto il letto e abbracciare l’orsetto zombie per addormentarmi… Ho cercato di evocare l’atmosfera claustrofobica in cui tutti sembrano nascondere qualcosa di “Pensione paura”, un film di Barilli che mi è molto piaciuto. La pazzia iconografica e sensuale di “Quando Evelyn uscì dalla tomba” e i colori saturi di Mario Bava. La scena dell’omicidio la immaginavo illuminata da uno spot rosso, ma ognuno penso ci vedrà i suoi colori (o non colori).

Non mancano descrizioni ad elevato tasso erotico, ma mai volgari, secondo la tua sapiente maestria. Che valore e significato attribuisci all’eros nei tuoi racconti gialli?

Ti ringrazio. L’eros ha un valore molto importante nei miei racconti. È il tramite con cui cerco di svelare l’aspetto più recondito dei personaggi; c’è chi esprime la propria frustrazione tramite un atto sessuale violento e liberatorio, chi sfugge a un legame che fa paura attraverso il rifiuto del proprio corpo e chi scatena le proprie fantasie in visioni che confonde con la realtà.

Per concludere, dicci qualcosa di sick-thrilling…

Piccola chiave argentea, quanti fantasmi porteresti a galla?

La casa dagli specchi rotti – incipit

Il mio vizio è una stanza chiusa - copertina1. L’illusione di un giorno

“Come stai, Laura?”

“Bene. Mi sento molto bene, oggi”, risponde la ragazza, la testa lievemente piegata a lato. Un piccolo cigno dal collo delicato.

La stanza è così luminosa da risultare assordante. Le pareti bianche riflettono la luce, Greta accavalla le gambe e cerca gli occhi della giovane. È tutto troppo bianco, pensa. Fosse per me renderei l’ambiente più intimo, caldo. Non c’è neppure una pianta, non dico fiorita, almeno un sempreverde.

“Hai fatto una passeggiata nel parco? C’è un bel sole oggi”, chiede dopo una piccola pausa.

“No, avevo voglia di leggere”.

“Cosa stai leggendo?”

“Poesie d’amore di Pablo Neruda”, risponde Laura.

“E ti piacciono?”

“Sì, anche se a me nessuno dirà mai cose del genere”, dice e alza le spalle in segno di scherno. O di resa.

“Perché dici così? Sei una bella ragazza, non hai niente che non va. Ti ricordi di cosa abbiamo parlato la scorsa settimana? Essere propositivi attira la positività”. Continue reading

Intervista per LiberaEva

1 Barbara, definisci il tuo stile narrativo con 3 aggettivi

Immediato, cinematografico, a tratti onirico

2 Chi è la protagonista del tuo ultimo romanzo “La casa di Amelia”?

Quali sentimenti si agitano dentro di lei? Amelia è una ragazza come tante che si trova ad affrontare una situazione del tutto insolita, e pericolosa. Non è addestrata al peggio come le eroine di certi film, non ha super poteri né conosce le arti marziali; ha solo la sua forza d’animo e una voglia di vivere che si oppone alla tentazione di lasciarsi vivere. Dentro di lei si agitano orrore e meraviglia, amore e odio, paura e curiosità, ma soprattutto un gran rispetto verso il dono più prezioso: la propria, unica vita.

3 In che modo costruisci il profilo psicologico dei tuoi personaggi?

Costruisco i miei personaggi lavorando come un paziente scultore con un pezzo di marmo grezzo. Levigo la pietra fino a sentire pulsare l’animo del personaggio, fino ad avere l’illusione di sentirlo respirare. Il risultato finale è una creatura che pare vivere, ricca delle sfumature e contraddizioni proprie di ogni essere umano. Continue reading

La casa di Amelia e La collezionista: recensione di Stradanove

Ho recentemente  incontrato in rete queste due recensioni de “La collezionista di sogni infranti” e “La casa di Amelia” dal sito Stradanove.net
07.07.2009
Giovanni Scalambra

LA COLLEZIONISTA DI SOGNI INFRANTI, BARBARA BARALDI

Realtà e finzione

La copertina

Amelia e Marina sono amiche. Virtuali. Due anime sole che diventano vere solo attraverso tastiera e monitor.
In chat si scoprono simili, fragili, schiacciate da verità che condizionano il loro proporsi al mondo.
Un giorno decidono di oltrepassare i confini intangibili della rete: Amelia lascia il suo tranquillo paesino della bassa emiliana per raggiungere Marina, che l’aspetta in una casa enorme persa tra le campagne ferraresi.
Il destino, solo in apparenza malevolo, sembra voler impedire quest’incrocio di solitudini, ma dopo un viaggio contornato di dubbi, paure e imprevisti batticuori, le due “amiche” riescono ad incontrarsi. E il gioco di bugie si rompe, rivelando una realtà fatta di invidie, ossessioni e follia.
Ma forse la verità che sembra stare dietro l’apparenza ha risvolti altrettanto ingannevoli… Continue reading

La casa di Amelia – Recensione di Mondo rosa shokking

La casa di Amelia è una favola, ma una favola dell’orrore.

Potrebbe essere paragonato per lunghezza e stile a “Il piccolo principe” di Antoine de Saint-Exupéry: poco più di cento pagine, frasi brevi, capitoli corti. Peccato – e per la fortuna degli appassionati del genere horror-noir – nell’ultimo libro di Barbara Baraldi non esistono personaggi commoventi, insegnamenti e morali edificanti, anzi…

Il filo conduttore di questa storia, che si legge tutta d’un fiato col cuore in gola, è la paura, l’angoscia, il terrore verso qualcosa o qualcuno che si pensava ormai relegato ad un tragico passato di sangue, e che invece sembra esser tornato per perseguitare Amelia, la protagonista. Senso di colpa, incubi, e allucinazioni si mescolano in un gioco diabolico che fanno ripiombare la mente già confusa della ragazza, in una spaventosa realtà: sarà tutto frutto della sua distorta immaginazione, oppure chi doveva essere morto, chi lei è convinta di aver ucciso con le proprie mani – e di cui ha anche conservato macabri souvenir – sta tramando per punirla e trascinarla con sé negli inferi?

Le tinte gotiche del romanzo, l’ambientazione, che si divide perlopiù tra due tetre case (quella lasciatale dalla nonna alla sua morte, e quella del mistero da cui tutto l’orrore è iniziato), e l’immagine ambivalente che viene data di Amelia – vittima o assassina? indifesa o coraggiosa e determinata? lucida o pazza? – sono solo alcune delle peculiarità che contribuiscono a creare e ad accrescere progressivamente la tensione nel racconto.

Poi, grazie ad una narrazione fluida e incalzante, questo viaggio nell’inquietante memoria della protagonista si snoda tra le cupe riflessioni della giovane e l’avventura che decide di intraprendere per esorcizzare i fantasmi del passato.

Il finale arriva tanto inatteso quanto sanguinoso, e ancora una volta, come nel precedente libro “La collezionista di sogni infranti” – legato e allo stesso tempo distinto da “La casa di Amelia” – rimane una senso di sospensione, di conclusione nuovamente mancata…

Carlotta Pistone