I prossimi appuntamenti: Bologna e Mirandola

Mercoledì 28 novembre 2012, ore 18 appuntamento a Bologna, nell’ambito degli incontri Il nastro di Moebius, dialoghi tra scrittori e fumettisti a San Giorgio in Poggiale. L’incontro è intitolato Raccontare i luoghi della paura, Barbara Baraldi e Paolo Barbieri discutono di scrittura e illustrazione, relatore Alberto Sebastiani. In occasione sarà allestita un’esposizione delle illustrazioni di Paolo Barbieri: L’inferno di Dante (28 novembre – 11 dicembre).

L’incontro si svolgerà presso la Biblioteca d’Arte e di Storia di San Giorgio in Poggiale, via Nazario Sauro 20/2, Bologna. Telefono 051 19936352 (genusbononiae.it).

Aggiungo che la location è davvero suggestiva, trattandosi di una chiesa sconsacrata, come potete vedere dalla foto sotto.

Venerdì 30 novembre 2012, ci sarà la presentazione dell’antologia benefica Mondadori, Alzando da terra il sole, di cui fa parte un mio racconto insieme a quelli di quarantasei grandi voci della letteratura, della musica, del giornalismo per ricostruire la biblioteca di Mirandola. Stefano Benni, Daria Bignardi, Philippe Daverio, Zucchero Fornaciari, Francesco Guccini, Carlo Lucarelli, Michele Serra, Walter Siti e tanti altri. 
I dettagli arriveranno al più presto.

Dark ladies: questa sera su Channel 24

Questa sera ci vediamo su Channel 24, per una trasmissione dedicata alle dark ladies. Come sapete, sono una vera appassionata della materia, al punto che il personaggio di Ofelia di Scarlett è ispirato a Louise Brooks. Si parlerà di questo, ma anche di molto altro!

Louise Brooks

CANALE CULTURA PRESENTA
CENA CON DELITTO – DARK LADIES
Un programma di Joe Denti

La figura della dark lady, versione del XX Secolo de La Belle Dame sans Merci, si profila sin dagli albori del cinema; donne capaci di stregare gli uomini con uno sguardo per far compiere loro ciò che desiderano, incarnazioni di una femminilità ferina e senza freni. Joe Denti, in compagnia di Barbara Baraldi per ripercorrere il mito della dark ladies da Louise Brooks a Barbara Stanwyck, passando per Marlene Dietrich e Rita Hayworth.

Durante la serata sarà trasmesso Mata Hari (George Fitzmaurice, 1931) con “la divina” Greta Garbo.

IN ONDA SU Channel 24 – h 21.00 (DTT 130)

streaming:
http://channel24.digitmedia.it/

Paziente 99

Da oggi è disponibile per l’acquisto sul Delos store il numero 67 di ROBOT, la storica rivista di fantascienza fondata da Vittorio Curtoni. All’interno c’è un mio racconto lungo, inedito, intitolato «Paziente 99». Per me è un grande onore, e ringrazio Franco Forte e Silvio Sosio per avermi dato la possibilità di confrontarmi con un genere che amo, al cinema quanto in letteratura, la fantascienza. Come ambientazione ho scelto gli abissi come omaggio al maestro Lovecraft e alle antiche divinità da lui descritte. Queste le prime righe di «Paziente 99»:

Non avevo mai visto la luce del sole. Il mondo, per me, era come una palla di cristallo. La Colonia Terra 2, dove vivevo, era situata a quattromila chilometri sotto il livello del mare.

Mia nonna se lo ricordava ancora, la sensazione del calore del sole sulla pelle. La sensazione di vivere sulla terraferma. La lasciò che era poco più che una bambina. A volte mi parlava della brezza, che in certi momenti ti coglieva inaspettata, come una carezza. Da piccola, mi ero fatta ripetere all’infinito i suoi racconti. Tuttavia, per quanto si sforzasse, non le era mai stato possibile descrivere un tramonto.

Afferrai il dispenser per dare da mangiare al pesce pappagallo. Non potei fare a meno di pensare che ero proprio come lui, chiusa tra quattro pareti di vetro per sopravvivere. La stessa sorte sarebbe toccata ai miei figli, e ai figli dei miei figli. Non feci in tempo a raggiungere l’acquario in sala, che il DPS si attivò. Era una chiamata in arrivo. Si trattava di Abel, il mio collega in laboratorio. Come tutti gli abitanti di Terra 2, avevo installato un dispositivo di comunicazione psichico sottocutaneo, collegato ai centri nervosi. Quando risposi, il tono di Abel era concitato. “Il paziente 99 sta avendo una crisi” mi disse.

“La risposta a una flebo di plasma?” chiesi.

“Peggiora le cose. Gli ho anche somministrato una dose di Protoderm. Niente da fare. C’è qualcosa che non va. È diverso dalle altre volte. Devi venire qui, spero solo che tu faccia in tempo”.

Rimasi per un attimo smarrita, col dispenser in mano, al centro della stanza. Poi afferrai la borsa, e mi precipitai nel corridoio, e uscii in direzione del tunnel che sbucava nel Quadrilatero principale, in mezzo alla folla ordinata di persone che la percorreva. Con le parole di Abel che mi rimbalzavano nella testa, iniziai a correre. Di fronte al Sushi bar, un agente mi intimò di fermarmi. Rallentai, e ansimando lo pregai di lasciarmi andare.

“Il regolamento è chiaro” mi disse. “Non è consentito correre, gridare, o compiere attività che turbino l’ordine pubblico”.

Mostrai il mio tesserino di riconoscimento. La scritta Centro Infezioni e Contagi bastò a farlo impallidire.

“È un’emergenza” ripetei con voce ferma.

Decise di scortarmi con il suo veicolo d’ordinanza. Gli esponenti delle forze dell’ordine erano gli unici, nella Colonia, a disporre di mezzi di trasporto autonomi. Per tutti gli altri, c’erano tunnel e vagoni pneumatici che collegavano i vari Distretti, che erano disposti in due livelli principali di profondità. A eccezione del Distretto 99, il più periferico, privo di collegamenti per i trasporti pubblici.

In una decina di minuti, arrivai al CIC. L’intero insediamento mi era sfilato davanti agli occhi come un film con l’avanzamento veloce. Ringraziai l’agente con un cenno della mano. Lui sembrò aver molta fretta di tornarsene alla sua postazione.

Le porte a scorrimento si aprirono una dopo l’altra, attivandosi con gli impulsi del mio DPS. Oltrepassai la doccia sterilizzante e indossai la tuta e la mascherina per filtrare l’aria. Abel mi venne incontro.

“Mai visto niente del genere” disse. “Ha iniziato a perdere liquidi. Se continua così, sarà disidratato nel giro di pochi minuti”.

Entrai nella camera sterile. Il paziente 99 era disteso nella vasca che fungeva da giaciglio. Il corpo, parzialmente immerso nella soluzione idrosalina, era scosso da convulsioni. Era stato chiamato così per via del Distretto dove era stato trovato, in stato comatoso. Il corpo era solcato da infinite ferite che perdevano un liquido giallastro. Le mani semipalmate sembravano voler afferrare qualcosa che solo lui poteva vedere. La pelle sottile e traslucida lasciava intravedere venature azzurrognole. I grandi occhi sporgenti esprimevano sofferenza, ma anche rassegnazione. Con due falcate raggiunsi il lettino. Il suo sguardo fu attraversato dal guizzo della consapevolezza. Sembrò riconoscermi. Mi si aggrappò alla tuta con forza, avvicinando il viso al mio. Aprì la bocca, come per parlare, ma un conato violento non glielo permise. Un miscuglio di liquami e sostanze gelatinose mi si riversò sulla tuta, all’altezza dell’addome. “Stai calmo” dissi, cercando di mantenere un tono accondiscendente, ma fermo. Lo feci distendere e, tenendogli una mano sulla fronte, gli tastai la trachea. Mi accorsi che i linfonodi erano gonfi. Il respiro un rantolo. Cercai lo sguardo di Abel. “Ha una crisi respiratoria. Aumenta la concentrazione dell’ossigeno nella vasca, presto” gli intimai.

“Già fatto. Ha solo peggiorato la situazione” rispose Abel.

Lo guardai con determinazione. “Allora dobbiamo tentare il tutto per tutto. Portami il prototipo H2N5”.

“Asia, non abbiamo la minima idea di come possa reagire. La somministrazione a pazienti umani non è mai stata autorizzata. E sono sicuro che ricordi cosa è successo alle cavie”.

“Lui è diverso” dissi. “Prendilo e basta”.

Abel fece un passo in avanti. “Ti prego, non farlo. Non puoi addossarti questa responsabilità. Sta per morire. In questo modo, fornirai a quelli della SSC un facile capro espiatorio”. La SSC, la Supervisione Scientifica Cittadina. La temuta polizia sanitaria a cui dovevo fornire i resoconti giornalieri sul paziente 99.

“Ho passato gli ultimi tre mesi della mia vita a cercare di decifrare l’enigma di quest’uomo. E non ho nessuna intenzione di lasciarlo morire perché un burocrate non ha approvato l’uso di un farmaco”.

[continua su Robot n.67]

L’illustrazione di Paziente 99, interna alla rivista Robot, è di Zaex Starzax.

I prossimi appuntamenti: Padova, Ferrara

Venerdì 28 settembre, ore 17:00 appuntamento a Padova, nell’ambito del Sugarpulp festival, per la presentazione dell’antologia Venice noir. Sul palco, in sala Agorà: Maxim Jakubowski, Matteo Righetto, Barbara Baraldi, Francesco Ferracin. Ci vediamo al Centro civico d’arte e cultura Altinate/San Gaetano – via Altinate 71, Padova

Venerdì 5 ottobre, ore 17:00 appuntamento a Ferrara, nell’ambito del Festival di Internazionale, per la presentazione di Alzando da terra il sole, antologia i cui proventi saranno devoluti alla ricostruzione post terremoto della biblioteca di Mirandola. Sul palco della sala degli Stemmi, al castello Estense: Barbara Baraldi, Alessandro Bergonzoni, Daria Bignardi, Guido Conti, Ugo Cornia, Beppe Cottafavi.

Vi aspetto!

Alzando da terra il sole: dal 21 settembre in libreria l’antologia in favore dell’Emilia ferita

Esce in libreria domani, 21 settembre, l’antologia edita da Mondadori e curata da Beppe Cottafavi dedicata alle popolazioni emiliane colpite dai sismi del 20 e 29 maggio scorsi. Si chiama Alzando da terra il sole. Tra le pagine ci sono anch’io, con un contributo scritto in prima linea, dalla trincea di uno dei paesi sull’epicentro, la macchina piena di bagagli e l’anima di ferite. Il mio pezzo si intitola Alla fine di un giorno qualunque, perché proprio alla fine di un giorno qualunque molti di noi si sono trovati senza una casa, né certezze, la paura a scandire gli infiniti sussulti della terra, e tanta voglia di reagire. Racconta qualcosa di me, in quel momento della mia vita. Scopo dell’antologia è raccogliere fondi per un progetto importante, raccogliere fondi da destinare a uno dei paesi più colpiti, Mirandola. Il luogo dove sono nata.

Scrive Donna Moderna:

Stefano Benni, Daria Bignardi, Philippe Daverio, Zucchero Fornaciari, Francesco Guccini, Carlo Lucarelli, Michele Serra, Walter Siti… Sono solo alcuni dei quarantasei fra scrittori, artisti e giornalisti che hanno a cuore il destino dell’Emilia e dei suoi abitanti. E che hanno deciso di regalare la loro fama e le loro parole per contribuire alla ricostruzione di un importante edificio distrutto dal terremoto. Quarantasei autori che firmano Alzando da terra il sole – Parole per l’Emilia, un bel libro collettivo.

I proventi delle vendite saranno destinati alla ricostruzione della biblioteca di Mirandola, gravemente danneggiata dal sisma che ha colpito quelle zone nel maggio scorso. Il libro sarà pubblicato il 21 settembre da Mondadori. Il giorno dopo, il 22, ne parlerà anche Luciano Ligabue dal palco del Campovolo di Reggio, durante il concerto Italia Loves Emilia. E sarà possibile acquistare il libro anche ai banchi di questa manifestazione tanto attesa, oltre che nelle librerie di tutta Italia.

Questo l’articolo che Panorama dedica all’uscita:

Francesco Guccini, Milena Gabanelli, Stefano Benni, Alessandro Bergonzoni e anche Roberto Roversi, scomparso pochi giorni fa. E ancora Zucchero Fornaciari, Carlo Lucarelli, Valerio Massimo Manfredi, Vittorio Zucconi, Daria Bignardi… Poeti, cantastorie, scrittori, giornalisti, tanti emiliani che alla terra che ha visto muovere i loro primi passi scrivono per farla rimettere in piedi.

Alzando da terra il sole è il libro per l’Emilia ferita dai terremoti che da fine maggio a inizio giugno hanno ucciso 27 persone e minato la sicurezza paciosa di una pianura serena e solare, da sempre ingenuamente consideratasi estranea ai sismi. Ma non solo voci autoctone, anche non emiliani che all’Emilia hanno legato i loro studi, le vocazioni, la crescita artistica, da Vinicio Capossela a Michele Serra, da Davide Toffolo a Gianni Celati…

Quarantanove narratori famosi o giovani e meno noti ma promettenti offrono il loro contributo per la ricostruzione dell’Emilia con questo volume corale no profit, promosso da Mondadori editore e dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori. In libreria dal 21 settembre, sarà in vendita anche al concerto “Italia Loves Emilia” del 22 settembre e i proventi delle vendite saranno destinati alla ricostruzione della Biblioteca comunale di Mirandola, la più importante fra quelle colpite dal terremoto del 20 maggio.

La sede che la ospitava, l’antico Convento dei Gesuiti, è oggi gravemente dissestata. I fondi che la costituiscono, con i preziosi incunaboli e cinquecentine, tra cui alcune prime edizioni delle opere di Giovanni e Giovan Francesco Pico, sono stati traslocati in parte in appositi locali nei pressi di Bologna, messi a disposizione dalla Soprintendenza ai beni librari della regione Emilia Romagna, in parte in una scuola di Mirandola.

Nell’aletta di Alzando da terra il sole si legge: “«Quel gran pezzo dell’Emilia», come la definiva Edmondo Berselli, ha sofferto, ha stretto i denti, ha reagito. Terra di nichilisti, ma empirici, di balzani, ma creativi, ha dato vita tra Bologna, Modena, Reggio Emilia, Ferrara e Mantova – che è Lombardia solo sulla carta geografica – a mille iniziative di sostegno e di aiuto. Di coesione sociale, di orgoglio civico.

Si sono mobilitati per primi i cantanti, poi gli artisti, e subito dopo anche gli scrittori”.

“Tutti generosamente e appassionatamente impegnati a pronunciare queste parole per l’Emilia”.

Simona Santoni

Alzando da terra il sole. Parole per l’Emilia
Mondadori, collana Strade Blu
15 euro

Acquistalo su Amazon.it Lafeltrinelli

Rassegna stampa: la recensione di Un sogno lungo un’estate di Sul Romanzo

È vasto il panorama editoriale della lettura per ragazzi e per adolescenti, e quando mi ci avventuro mi appare sempre più chiara la necessità di una guida. Con quale criterio scegliere le letture? Perché dare precedenza a un testo piuttosto che a un altro? E poi: dove sta il valore?

Io di solito mi muovo per autore. Ho i miei punti fermi, che torno periodicamente a esplorare e ritrovare, e poi gli amori improvvisi, che mi trascinano per giorni dentro il loro mondo di avventure. Poi, certo, ci sono le cotte del momento per i titoli, le copertine, le storie… sarebbe lungo elencarle tutte.

A k.Lit ho fatto molti incontri, ma il più interessante è stato con Barbara Baraldi. Di lei non sapevo nulla, eppure è nata una simpatia (reciproca?) immediata. Quando poi ho scoperto che aveva scritto anche libri per ragazzi, mi sono e le ho promesso di leggere qualcosa di suo.

Un sogno lungo un’estate è uscito per i tipi di Einaudi a marzo. Certo, si poteva fare qualcosa di più e di meglio con la copertina, poco allettante (che sia, forse, la mia avversione per l’arancione?) e che non cattura l’attenzione; tuttavia, dopo aver letto il libro, se ne apprezzano molto di più i dettagli, e la delicatezza della scelta di una precisa scena del testo. Una copertina bruttina in modo consapevole, insomma.

La storia è dei nostri giorni; ce lo ricordano il computer, il cellulare, l’ipod e facebook. Per una volta, niente immersioni in mondi fantasy, ma la più semplice della realtà: una vacanza low-cost in campagna per la famiglia di Matilde, in evidenti difficoltà economiche a causa della perdita, da parte del padre, del lavoro. Tra oche, polvere e una gatta dispettosa, la dura realtà di un’estate priva di interesse e magia stringe come una morsa la protagonista; gli adulti non sembrano aiutarla in nessun modo, chiusi come sono nei propri problemi personali (di cui, piano piano, si verrà a conoscenza). Neanche il mondo dei pari le è solidale: l’amica di sempre, Veronica, ottusamente presa dalla sua vita e incapace di accogliere un’amicizia a doppio senso; le nuove conoscenze, figli di un vecchio amico del padre, troppo lontane e ostili per lei, piccola reginetta urbana.

Nel libro la fantasia trova il suo spazio nella sua sede naturale, che è quella dell’immaginazione personale, del viaggio di scoperta. C’è un mistero da risolvere, un mistero che non porta a mondi sconosciuti o a creature magiche, ma all’intreccio tra storia personale e Storia in senso stretto. Matilde è convinta di cercare fuori da sé un senso a quell’estate così noiosa, lontana da Veronica, da Nico, da Milano e dalla Sardegna; scoprirà invece che anche lei è parte di una storia famigliare da recuperare, di un dolore che è stato messo sotto silenzio ma che sta per riesplodere, come sempre accade.

Matilde percepisce la sua maturazione proprio nel confronto con l’amicizia. Quando un evento scombina le carte in tavola (siamo ormai alla fine del romanzo), Matilde commenta: «La cosa strana è che non ho voglia di raccontarlo a Veronica. Non mi importa. È un’emozione mia, e tenerla dentro di me ne custodisce il valore.» Delicatissima, qui, la descrizione dei processi di elaborazione dell’adolescente, che percepisce la necessità di definire, con un aggettivo generico (“strano”), la nuova emozione che nasce e, allo stesso tempo, comprende il valore di quanto è accaduto.

Un libro d’altri tempi, quello di Barbara Baraldi. Un libro pre-Twilight; il che è ancor più interessante per chi conosca la storia editoriale dell’autrice. Più adatto alle ragazze e, magari, da consigliare ai (o alle) quattordicenni più che ai (o alle) dodicenni, come suggerisce invece la quarta di copertina. Non certo perché i contenuti siano scabrosi o chissà che, solo per dare la possibilità di apprezzarne le sfumature. Quei due anni potrebbero fare la differenza.

Stefano Verziaggi

Articolo pubblicato su Sul Romanzo il 18 settembre 2012

Rassegna stampa: la recensione di Un sogno lungo un’estate su L’Arena

L’estate di Matilde nella campagna carica di mistero

LIBRO. Avvincente romanzo di Barbara Baraldi Un giallo per ragazzi sulle tappe che portano alla vita adulta

Il titolo di questo libro avvincente, Un sogno lungo un’estate di Barbara Baraldi (Einaudi Ragazzi, pagine 210, euro 10) è l’unica nota che stride in un contesto di armonia, sia di scrittura che di contenuti. Perché l’estate di Matilde, 14 anni, cellulare alla mano e scarpe All stars, è tutto fuorché un sogno, è un mese reale, che la apre ad una vita molto più adulta, al disvelamento di un segreto essenziale, che ne dischiude altri, alla costruzione delle basi di un rapporto diverso e più vero con la sua famiglia, zia compresa. Il romanzo, consigliato ai ragazzi dai 12 anni, si apre con una piccola tragedia: niente vacanze vere e proprie, la famiglia di Matilde non può permettersele perché il papà è in cassa integrazione.

Si parte, quindi, alla volta della campagna e alla casa di zia Isabella, parente semisconosciuta. Matilde è furiosa, vorrebbe partire per la Sardegna con la sua amica Veronica, alla quale lancia sms sdegnati, ma i suoi sono irremovibili.

Subito la campagna le appare ostile, zia Isabella algida e scontrosa, i suoi genitori chiusi nel loro mondo: papà felice perché ha trovato un vecchio amico d’infanzia che gli ha offerto un lavoro, la mamma chiusa nello studio con il suo computer portabile. È specialmente per mamma che Matilde soffre: mamma è una scrittrice di favole e finora le ha sempre permesso di condividerle, facendogliele leggere. Ma ora ha cambiato la parola d’accesso al suo computer, gli occhi azzurri le sono diventati grigi dalla malinconia e al suo collo è comparsa una chiave misteriosa.

Inoltre la casa stessa, antica e opprimente, intimorisce Matilde coi suoi giochi di specchi, un biondo bimbo misterioso si inserisce a tradimento nei suoi sogni e, sullo sfondo si profila un vecchio mulino, Ca’ Stella, che nasconde un mistero. La scrittura della giovane autrice è molto sapiente nel costruire un’atmosfera cupa, che fa pensare al noir, non per niente è anche autrice di romanzi gialli ed è protagonista di Italian Noir, documentario prodotto dalla BBC. Molto apprezzabile il fatto che sappia inserire una bella fiaba nella storia, quella scritta dalla madre di Matilde. Abbiamo, quindi, un libro nel libro.

Ma ciò che è più felice è il suo immedesimarsi pienamente in una quattordicenne, alle prese, tra l’altro, con la magia del primo amore. Azzecatissima la descrizione del primo bacio sotto un cielo reso incandescente dai fuochi d’artificio di fine estate, che si riflettono sul laghetto dei salici, frequentato dai due ragazzi. E poi, sempre grazie all’abilità della trama tutto trova un senso. Il caleidoscopio pauroso si ricompone. Sono le cose più antiche, quelle campestri, che Matilde trova ricche di prodigi e sortilegi, più affascinanti di cellulari e i pod. Non manca un balzo nella grande Storia, affascinante come un giallo, ma ricca di insegnamenti. Matilde tornerà a Milano molto più ricca dentro di quando è partita. Un libro da consigliare, questo Un sogno lungo un’estate e un’autrice da tener d’occhio, anche per l’affetto che mette e, si sente, in ciò che fa, per la grazia verso il tutto e il particolare.

Alessandra Milanese

Articolo pubblicato il 26 agosto 2012 su L’Arena

I prossimi appuntamenti: ci vediamo il 9 settembre alle 17:15 a S. Felice sul Panaro

Domenica 9 settembre, appuntamento a S. Felice sul Panaro (MO) per l’inaugurazione del nuovo spazio della biblioteca civica, a partire dalle 17,15. Sarà un’occasione anche per presentare il mio ultimo romanzo, Un sogno lungo un’estate, uscito per Einaudi ragazzi, ma anche di 101 misteri di Bologna (Newton & Compton). L’inaugurazione della biblioteca doveva aver luogo sabato 1 settembre, ma è stata rimandata a domenica 9 a causa del forte temporale.

 

Barbara Baraldi su Dylan Dog

Una notizia che mi sta particolarmente a cuore. È con orgoglio, ma soprattutto con tanta emozione, che annuncio l’uscita, ad agosto, del Dylan Dog Color Fest n.9

Il motivo? Perché all’interno ci sono quattro storie inedite, interamente a colori, tra le quali… la mia prima sceneggiatura dell’Indagatore dell’Incubo!

Una storia di 32 pagine intitolata Il bottone di madreperla, il mio contributo a un personaggio che amo moltissimo e che è stato creato dalla penna di Tiziano Sclavi.

Ai pennelli, il disegnatore Paolo Mottura. Quando ho visto le tavole in anteprima, mi ha lasciato a bocca aperta per la morbidezza del tratto e la spettacolarità delle inquadrature.

Dal sito di Sergio Bonelli Editore:

Il bottone di madreperla
Soggetto e sceneggiatura: Barbara Baraldi
Disegni e colori: Paolo Mottura

Una vecchia signora, proprietaria di una merceria, ha un problema con le migliaia di bottoni del suo negozio che qualcuno si diverte a buttare per aria ogni notte. La donna sospetta che dietro questo continuo putiferio si nasconda un’infestazione di gremlin!

Una tavola della storia, splendidamente disegnata da Paolo Mottura e riportata dal sito DDcomics:

Rassegna stampa: Millionaire di luglio, Il resto del Carlino/QN del 9 luglio

Una chiacchierata con la scrittrice Lucia Tilde Ingrosso è diventata un articolo su Millionaire di luglio 2012:

Rosalba Carbutti ha scritto un articolo su QN dedicato al kLit, il primo festival dedicato ai blog letterari, che si è svolto a Thiene lo scorso fine settimana. La versione estesa dell’articolo è disponibile qui

 

I prossimi appuntamenti: Thiene e Alfonsine

mercoledì 4 luglio ci vediamo ad Alfonsine, allo stand della Libreria Coop di Ravenna della Festa Democratica a partire dalle ore 21:00. Parlerò di mistero con i “101 misteri di Bologna”, di “Un sogno lungo un’estate” e della saga “Scarlett”.

Per quanto riguarda la mia presenza al K-LIT Festival dei blog letterari che si svolge a Thiene, i miei appuntamenti sono:

sabato 7 luglio dalle 11.00 alle 11.30
Biblioteca civica – sala riunioni

sabato 7 luglio dalle 15.00 alle 16.00
Incontro con i lettori/firmacopie. In centro, luogo da definire (un locale, presumibilmente)

domenica 8 luglio – Colazione letteraria
dalle 9.15 alle 9.50
Piazza Chilesotti

domenica 8 luglio
dalle 12.30 alle 13.00
centro città

Vi aspetto!
Barbara

Si perde davvero chi si ama solo quando non lo si ricorda più: Un sogno lungo un’estate sulla rivista Andersen

Ricordi che riaffiorano. Si dice che i ricordi peggiori vengano in qualche modo cancellati dalla nostra memoria, rimossi, a preservare un giusto equilibrio e una costante serenità mentale. Senza addentrarsi in considerazioni psicanalitiche, questo è quello che accade a Matilde, una ragazza di tredici anni alle prese con una vita apparentemente normale, tra contrasti con i genitori, vacanze indesiderate e un certo scetticismo nei confronti degli adulti che la accumuna a tanti adolescenti. Il “risveglio” di Matilde, o meglio, della sua memoria, avviene durante un’estate iniziata col piede sbagliato. A causa dei problemi di lavoro del padre, infatti, la ragazza è costretta a passare i mesi precedenti l’inizio del liceo presso la casa di una lontana zia, infelicemente ubicata in un desolato paesino di campagna.

Nonostante la situazione sulle prime non appaia molto promettente, Matilde cercherà di adattarsi, tanto che la vacanza si rivelerà una grande occasione per conoscere qualcosa di più sul proprio passato, sui propri genitori, e soprattutto su di sé.

Un romanzo di formazione che si articola su più livelli: il libro è, in parte, una storia familiare, misteriosa e drammatica, in parte il racconto di un’avventura, alla ricerca di un antico tesoro e, infine, una storia di amicizia e di confronto tra persone diverse ma, allo stesso tempo, affini.

Barbara Baraldi riesce, con abilità, a caratterizzare in maniera realistica ed efficace, i personaggi del suo romanzo, analizzando da una prospettiva particolare il rapporto genitori-figli. Personaggi articolati e complessi, i genitori della protagonista hanno personalità che a Matilde riesce difficile comprendere: il padre, nostalgico e deluso da un lavoro e da un matrimonio che iniziano a scricchiolare, non capisce fino in fondo le necessità della figlia; la madre, una figura algida e priva di forza di volontà, non riesce a comunicare con lei, chiudendosi a riccio ogniqualvolta Matilde provi ad avvicinarla.

Essi, inoltre, non si scontrano direttamente con la giovane protagonista, ma la tengono a distanza. Per proteggerla, scopriremo, ma impedendole di essere parte attiva all’interno della famiglia, isolandola e nascondendole una verità dolorosa, ma che dovrebbe necessariamente conoscere. Dietro questo atteggiamento si cela un dolore forte, una sofferenza estrema che spiega almeno parzialmente il comportamento dei due adulti nei confronti della figlia. E che motiva, anche, la condotta severa e distaccata della zia Isabella, così allegra nelle vecchie foto, e ora incapace di un sorriso.

Solo quando il passato verrà dissepolto, sarà possibile per i componenti della famiglia confrontarsi gli uni con gli altri; sarà questo il momento in cui Matilde si renderà conto di essere diventata grande e in cui i suoi genitori capiranno di dover cambiare atteggiamento se vogliono far funzionare l’intricato ingranaggio alla base dei loro rapporti. Un’acuta riflessione sul tema della memoria, perduta, recuperata e resa immortale dalle nostre azioni.

Martina Russo

Articolo pubblicato nella rivista Andersen – aprile 2012